Si è aperta una settimana cruciale per l’impeachment di Trump, fitta di udienze pubbliche. Ad aprire il fuoco di fila è stato il tenente colonnello Alexander Vindman, massimo esperto di Ucraina nel Consiglio di sicurezza nazionale.

La sua deposizione pubblica è stata simile a quella dell’ex ambasciatore Usa in Ucraina, Marie Yovanovitch, nel modo in cui si è presentato al pubblico e nelle corde anche umane che è riuscito a toccare. Vindman è un veterano pluridecorato della guerra in Iraq, un concentrato di senso dello Stato, dovere e patriottismo difficile da ridicolizzare e sminuire.

Oltre a ciò Vindman è una delle tre persone che hanno ascoltato la famigerata telefonata del 25 luglio di Trump al presidente ucraino Volodymyr Zelensky: difficile criticarlo come testimone in possesso di informazioni di seconda mano.

All’udienza pubblica come a quella a porte chiuse Vindman si è presentato in uniforme e con le medaglie sul petto e nella dichiarazione introduttiva si è rivolto a suo padre, dal tavolo dei testimoni, ringraziandolo di averlo portato negli Usa dall’Ucraina quando era bambino e rassicurandolo: «Tutto andrà bene dicendo la verità».

Ha dichiarato di aver parlato con un funzionario dell’intelligence riguardo la telefonata di luglio di Trump a Zelensky in quanto preoccupato per le mosse di Trump che ha definito «improprie» e ha confermato l’esistenza de facto di un ministero degli esteri Usa ombra attivo in Ucraina e guidato dall’avvocato di Trump Rudy Giuliani.

Vindman ha sostenuto che la trascrizione della chiamata sia stata intenzionalmente spostata su un server separato, contraddicendo l’ex consigliere presidenziale Usa sulla Russia e in Europa al Consiglio di sicurezza nazionale della Casa bianca, Tim Morrison, secondo cui lo spostamento era stato accidentale.

Stavolta non Trump ma la Casa bianca ha attaccato la professionalità di Vindman mentre testimoniava. L’account Twitter ufficiale della Casa bianca ha pubblicato un commento critico di Timothy Morrison, super lealista di Trump ed ex capo di Vindman al Consiglio di sicurezza nazionale.

I repubblicani non hanno risparmiato critiche e colpi bassi e hanno messo in dubbio la lealtà di Vindman, in quanto nato in Ucraina quindi automaticamente volto al doppio gioco a favore della patria natale.