Il sistema giuridico italiano non prevede una normativa che disciplina direttamente il biotestamento. Tuttavia gli art. 13 e 32 della Costituzione conferiscono a ogni individuo piena e libera facoltà  di decidere a quali trattamenti sanitari sottoporsi, il che dimostrerebbe l’esistenza di un diritto all’autodeterminazione quale specificazione del più ampio diritto alla dignità  umana. A tutti i cittadini italiani è quindi riconosciuto il diritto di predisporre le proprie disposizioni anticipate di trattamento (Dat) e tutti hanno diritto a includere l’eventuale rinuncia all’alimentazione e idratazione artificiale. Questa situazione ha trovato conferma nelle sentenze della magistratura sul “caso Englaro” in seguito alle quali le associazioni “A buon diritto” e “Luca Coscioni” hanno avviato la raccolta dei testamenti biologici a loro inviati per posta e per email.

Sorgono però un problema pratico e uno politico. Quello pratico è relativo al riconoscimento giuridico delle dichiarazioni: l’invio per fax o posta dà  garanzie limitate di autenticità  della sottoscrizione, mentre la strada del notaio può essere onerosa. Quello politico nasce dal fatto che il Parlamento cerca di evitare il più possibile un confronto sul fine vita seppur questo sia stato richiesto da una proposta di legge popolare sottoscritta da 78.963 cittadini e da una lettera aperta del Presidente Napolitano. A entrambi questi problemi la risposta data dall’associazionismo e dalla cittadinanza interessata è di ordine politico e parte dal territorio.

Già  più di 130 Comuni hanno deliberato l’istituzione di un registro del testamento biologico, risultando operativo quindi per 9 milioni e mezzo di italiani a livello comunale (16% della popolazione). In altri 38 Comuni sono state presentate proposte di delibera comunale e in alcuni di questi le proposte sono di iniziativa popolare, attivando anche strumenti come i referendum consultivi locali.

Il valore di questi registri si riscontra su diversi piani: si responsabilizza l’amministrazione pubblica nella ricezione e validazione gratuita dei biotestamenti al livello più vicino al cittadino; si manda un messaggio molto chiaro al Parlamento; ci si cautela con la realizzazione di un atto formale.

Con questi obiettivi l’Associazione Luca Coscioni e gli “Amici di Eleonora” hanno lanciato la campagna “Il Testamento biologico nel tuo Comune” a sostegno di tutte le proposte referendarie, di iniziativa popolare o di consiglieri comunali, per rendere più semplice l’affermazione concreta del diritto a predisporre le proprie volontà  di fine vita.