Una vittoria per tutti, una sconfitta per ciascuno. Si potrebbero sintetizzare così i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali tenutesi domenica scorsa in Macedonia del Nord, le prime dopo l’entrata in vigore dell’accordo con la Grecia che modifica il nome dell’ex Repubblica jugoslava.

Vince, di misura, Stevo Pendarovski, candidato congiunto della coalizione al governo formata dai socialisti dell’Sdsm e dagli albanesi del Dui. A spoglio quasi ultimato il candidato socialista è avanti di 4606 voti, pari allo 0.61% dei consensi espressi, sulla candidata conservatrice-nazionalista del Vmro-Dpmne Gordana Siljanovska-Davkova, prima donna nella storia macedone in corsa per la carica di Presidente.
Vince anche lei che recupera su Pendarovski circa due punti percentuali rispetto ai sondaggi della vigilia del voto, superando il socialista persino nella capitale, Skopje, tradizionalmente schierata a sinistra. E poi vince l’outsider, Belim Reka, candidato sostenuto dai due partiti di etnia albanese all’opposizione, Besa e Alleanza per gli albanesi (Aa). Con il 10.57% dei consensi il professore albanese ha impedito che uno dei due candidati che sono in testa riuscisse a raggiungere la maggioranza dei voti, rimandando i festeggiamenti al secondo turno in progamma il prossimo 5 maggio.

Eppure è giusto osservare che ciascuno dei candidati ha perso in misura diversa e per diversi motivi.

Tutti e tre hanno visto il proprio consenso calare rispetto alle elezioni parlamentari del 2016 e alle amministrative del 2017. I socialisti guidati dal premier Zoran Zaev scontano il prezzo pagato in termini di credibilità per l’approvazione dell’accordo con la Grecia sul nome che spiana la strada all’ingresso del Paese in Unione europea e nella Nato. Una credibilità persa quando si è proseguito con la ratifica dell’accordo, nonostante il mancato raggiungimento del quorum del 40% al referendum dello scorso 30 settembre 2018. Non solo, perché per approvare le modifiche costituzionali prescritte nell’accordo, Zaev ha offerto un’amnistia ai deputati del Vmro-Dpmne accusati di terrorismo per l’assalto del Parlamento del 27 aprile 2017 in cui lo stesso premier è stato ferito alla testa.

L’elettorato socialista non ha poi perdonato il rallentamento delle riforme promesse in campagna elettorale dal primo ministro Zaev. Un rallentamento dovuto dall’urgenza di andare avanti con il processo di integrazione euroatlantica, precondizione, sostiene il governo, per l’attuazione delle riforme stesse. A pesare poi sulla performance elettorale di Pendarovski anche il mancato sostegno di fatto del partito albanese Dui. Il socio di minoranza del governo Zaev ha infatti optato per un silenzioso boicottaggio ai danni del loro stesso candidato Pendarovski, pur di non andare contro l’unico candidato albanese seppur d’opposizione, Reka.
Anche Siljanovska-Davkova ha vinto perdendo. La candidata del Vmro-Dpmne è infatti andata molto vicina al sorpasso di Pendarovski, un obiettivo che in pochi avevano previsto. Eppure la candidata conservatrice non è riuscita a mobilitare quella parte dell’elettorato che vorrebbe stralciare l’accordo sul nome.

Siljanovska-Davkova, professoressa di diritto costituzionale, ha infatti definito legittima l’intesa siglata a Prespa con la Grecia sul piano internazionale.

Tra i perdenti vincitori anche il candidato di Aa e Besa, l’albanese Belim Reka. Ossia l’ago della bilancia che ha strappato consensi soprattutto al candidato socialista Pendarovski. La sua sconfitta è soprattutto numerica: prende meno voti di quanto previsto – era dato nei sondaggi almeno al 12% – ed è fuori dal ballottaggio. Eppure il suo pacchetto di consensi rischia di essere determinante proprio al secondo turno. Reka ha già annunciato che quei voti non sono in vendita. Tradotto: Aa e Besa non appoggeranno nessuno dei due candidati ancora in corsa. Una manovra, quella di Reka, che punta a costringere l’esecutivo a dimettersi e ad andare ad elezioni anticipate. Al ballottaggio infatti è necessario il raggiungimento di un quorum del 40% perché l’elezione del Presidente sia valida.

Un traguardo quanto mai incerto. L’affluenza al primo turno, infatti, è stata del 41.82% con un’astensione più alta soprattutto nei comuni a maggioranza albanese anche per effetto del boicottaggio del Dui.
Il tutto adesso dipenderà dalla capacità di Pendarovski e Siljanovska-Davkova di mobilitare le rispettive basi elettorali pur di scongiurare l’elezione dell’avversario. Il socialista continua quindi a essere il favorito anche al secondo turno, potendo contare sul voto albanese. Se basterà è ancora un’incognita, una di quelle in grado di andare al di là del mero dato elettorale per travolgere un intero processo. Con buona pace dell’Europa e della Nato.