Qui al cohousing si è costituito un gruppo “Donne”, che Pier chiama “le streghe son tornate”. Lola ha iniziato a incontrare Smirna per raccontarsi i sogni della notte e, consultando un antico libro napoletano ereditato dalla nonna, estrarne numeri da giocare al Lotto. Pare che in tal modo nonna avesse raggranellato un piccolo patrimonio. Al momento le vincite sono nulle, ma si è aggiunta Olga, sferruzzando coloratissime sciarpe di lana. Racconti di sogni, libri, lavoro, amori, e con Anna sono arrivate ricette ed una cena prelibata settimanale fra donne. Le più anziane del Gruppo ricordano il femminismo e l’autococienza, ma le radici di questi incontri sono più antiche ed anche molto attuali. Raccontare è un altro mondo da quello là fuori, incomprensibile e violento. Laura Marchetti, antropologa, nel blog ”Officina dei saperi”, intitola un suo articolo di ottobre 2017: “Tessere Narrare Ospitare, forme del magistero femminile”.

Fa emergere la complessità densa del narrare come forma di sopravvivenza e sapienza delle donne. Traccia le ricchezze antropologiche del racconto come la possibilità della memoria, base della conoscenza e di costruzione di identità. Racconto come dono femminile: la voce accogliente, dolce, autorevole perché deriva dalla carezza della madre. Come Insegnamento antico, delle caverne. Gli uomini cacciavano nelle foreste e le donne al chiuso trovavano per sè, bambini, malati, anziani, riparo e cura. Le vecchie scoprivano che il sonno profondo protetto della caverna, a differenza del sonno in allerta della foresta, offriva il “privilegio del sogno”, dimensione tutta da scoprire e conoscere. Racconto come Insegnamento dei telai, quando donne, popolane o regine, si dedicavano alla tessitura tramandando oralmente storie alternative alla visione maschile istituzionale del mondo fatta di leggi.

Orditi e trame, profezie, storie di simboli, di bellezze della natura trascurate da un mondo patriarcale fatto per essere cambiato più che amato e curato. Racconto come insegnamento delle cucine, dove generazioni di madri, balie, nonne e zie, impastando e infornando, raccontavano filastrocche e fiabe intorno al focolare: vita della sera, del riposo, fuoco e voci della buonanotte per tutti. Racconto come insegnamento di un tempo e spazio dedicato all’amico, all’ospite e chi è piccolo, malato, fragile, triste, stanco. Come dimensione di vita, valori e scelte importanti per privilegiare culture alternative alla conflittualità di questa epoca ed alla sua forza distruttiva. Ceniamo così in un mondo narrato e immaginato. Si affacciano timidi Ernesto e Pier – Troppo buono questo profumo, ce n’è anche per noi?