Terzo giorno sulla Eleonore ieri per i 101 naufraghi salvati dall’ong tedesca Lifeline. La motonave di appena 20 metri staziona a al largo di Malta, fuori dalle acque territoriali poiché La Valletta ha rifiutato ai volontari l’ingresso: «La situazione a bordo è tesa – raccontano – e non è sostenibile per molto più tempo, a cominciare dai problemi igienici. Nessuno riesce a dormire abbastanza, né l’equipaggio né i soccorsi». I volontari, in particolare, sono impegnati a sorvegliare che nessuno cada in mare. I migranti hanno poco spazio, meno di un metro quadrato a persona, dormono appoggiati gli uni agli altri, alcuni con i piedi sospesi fuori bordo, «quando le onde si gonfiano – spiegano – si bagnano immediatamente a causa del ponte basso».

I rifornimenti erano agli sgoccioli dopo che Malta, martedì, aveva negato l’autorizzazione a un mercantile di consegnare acqua e viveri, così la colazione è stata ridotta a barrette energetiche e tè. Poi nel pomeriggio la posizione delle autorità si è ammorbidita e sono arrivati i rifornimenti: «Acqua, cous cous, mele, disinfettante e altro. I bambini del capitano della nave commerciale hanno persino messo dei giocattoli nelle borse di scorta per i più piccoli a bordo di Eleonore». I minori salvati sono 30, la metà non accompagnati. «Ci è stato mandato un rifornimento ma non sostituisce la pace e la sicurezza. Le persone sono esauste e non capiscono perché non possono sbarcare. Chiediamo a tutti di solidarizzare con noi», l’appello da Lifeline.

Il governo tedesco ha attivato subito i canali diplomatici, a partire dall’Ue, chiedendo «una soluzione urgente» per la Eleonore. Dal ministero dell’Interno federale hanno fatto sapere di essere disponibili ad accogliere una «parte significativa» dei 101: «Il governo lavorerà per ottenere una distribuzione solidale ma, come paese di bandiera, ha chiesto alla Commissione di assumere il coordinamento della ridistribuzione delle persone salvate». Dall’Ue la conferma che il lavoro diplomatico è iniziato. Invece, per quanto riguarda la Mare Jonio dei volontari italiani di Mediterranea: «Non siamo coinvolti».