Joe Biden e sua moglie Jill saranno tra i primi americani a ricevere una terza dose del vaccino Pfizer. Lo ha dichiarato il presidente statunitense durante un’intervista alla rete Abc News. La Casa Bianca lancia così la nuova campagna vaccinale che prenderà il via il 20 settembre. Il ministero della salute americano, infatti, ha stabilito che otto mesi dopo la prima vaccinazione tutta la popolazione già vaccinata con Pfizer e Moderna avrà bisogno di un richiamo. Si ricomincerà con gli ospiti delle residenze per anziani e gli operatori sanitari, per poi procedere per età e fattori di rischio. Si calcola che nel mese di settembre circa cinque milioni di statunitensi dovranno ricevere una nuova dose a mrna. Oltre ai 154 milioni di vaccinati con questi vaccini, ce ne sono 14 che hanno ricevuto una sola dose di Johnson & Johnson: per loro, che sono stati immunizzati in una seconda fase, si attendono ulteriori dati per stabilire il da farsi.

C’è un piccolo problema: per ora non c’è un vaccino autorizzato su larga scala per il richiamo. Pfizer ha ricevuto dalla Food and Drug Administration l’autorizzazione solo per i pazienti immuno-compromessi (come i trapiantati e i malati oncologici). Solo nei giorni scorsi l’azienda ha fornito i dati per approvare il vaccino nel resto della popolazione e l’agenzia non si è ancora espressa. Moderna non ha nemmeno ancora presentato una richiesta in merito.

Molti in questi giorni stanno criticando la scelta statunitense, che segue quella del governo israeliano in cui i richiami sono già iniziati. Prima tra tutti l’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui i richiami nei paesi ricchi ostacoleranno la distribuzione dei vaccini nei paesi poveri. «È come dare un secondo giubbotto salvagente a chi ne ha uno, mentre si lascia annegare chi non ne ha», secondo il capo delle emergenze dell’organizzazione Mick Ryan.

Anche una parte della comunità scientifica è contraria, e ritiene che non vi siano abbastanza dati per stabilire che l’efficacia dei vaccini stia calando. Come ha spiegato la vaccinologa statunitense Anna Durbin al sito Stat, i casi di Covid lieve tra i vaccinati non sono necessariamente un segno che la protezione sia diminuita. «Sta nascendo un movimento basato sull’ansia» ha detto Durbin. «Non credo che la necessità di un richiamo sia basata su prove scientifiche». Altri come Paul Offit, uno degli esperti della Fda che dovrà dare il via libera al vaccino, hanno criticato la scelta di non attendere l’autorizzazione della Fda: «Avrei preferito che la decisione fosse stata esaminata con più attenzione».