The Man Who Killed Don Quixote potrà essere a Cannes: lo ha stabilito ieri pomeriggio la Corte di Parigi alla quale si era rivolto l’«ex produttore» del film di Terry Gilliam, Paulo Branco, per bloccarne la proiezione, il prossimo 19 maggio, in chiusura del Festival. «Abbiamo vinto» ha annunciato con enfasi il delegato generale di Cannes Thierry Fremaux, mentre anche le notizie sulla salute del regista (del quale si diceva che avesse avuto un ictus) inducono all’ottimismo: sarebbe infatti già tornato a casa dall’ospedale, e sarà al Festival per presentare il suo film.

Il dissidio tra il produttore portoghese e Gilliam è iniziato nel 2016, quando nonostante il contratto siglato con Branco il regista si è rivolto ad altri finanziatori perché – sostiene – il budget concordato in realtà non si è mai materializzato. Fin da allora Gilliam e Branco si sono reciprocamente citati in giudizio: in una causa separata da quella intentata d’urgenza dal produttore per impedire la proiezione del film sulla croisette una prima sentenza era stata pronunciata in favore di Branco – che si proclama il «legittimo proprietario» del film – dove si sottolineava però che non sarebbe stato possibile impedire le riprese.

L’adattamento cinematografico di Don Chisciotte è passato alla storia come il «film maledetto» non solo per Gilliam ma, molto prima di lui, anche a causa delle disavventure di Orson Welles, che non riuscì mai a portare a termine la sua versione – autoprodotta e funestata da ogni genere di sfortuna, come la morte del protagonista Francisco Reiguera – del romanzo di Cervantes. Don Quijote de Orson Welles, una versione montata dal regista spagnolo Jesùs Franco, uscì poi nel 1992: il regista di Quarto potere aveva lavorato al film a più riprese dal 1955 fino alla sua morte trent’anni dopo. Anche per Terry Gilliam il tentativo di portare sullo schermo Don Chisciotte risale a molto tempo fa, quando nel 2000 comincia a girare una prima versione di The Man Who Killed Don Quixote, dove Jean Rochefort interpretava il «cavaliere» di Cervantes e Johnny Depp vestiva i panni di Toby Grisoni, un businessman del ventunesimo secolo tornato indietro nel tempo e scambiato da Don Chisciotte per il suo fido scudiero Sancho Panza.

Anche in quel caso la sfortuna si accanì sul film sin dal primo giorno di riprese: location che si rivelavano sbagliate, danni all’attrezzatura, problemi di budget e – pietra tombale sul progetto – un’ernia del disco di Rochefort che gli impedì di continuare a girare.Il making of, affidato da Gilliam a Keith Fulton e Louis Pepe, finì per essere l’unica testimonianza di quella prima versione, e uscì nel 2002 con il titolo Lost in La Mancha. L’ex Monty Python ha tentato molte altre volte di riprendere in mano il progetto – tentativi dall’esito fallimentare: uno a causa del tumore che ha poi ucciso John Hurt che avrebbe dovuto interpretare il cavaliere – fino a quest’ultima incarnazione del film che vedremo a Cannes, dove Jonathan Pryce è Don Chisciotte e Adam Driver Toby Grisoni. Nonostante il giubilo di Fremaux e della casa di distribuzione Ocean Films – che ha twittato «Il Festival di Cannes ha sconfitto la maledizione» – le vicende del film restano però complicate a causa di tutti i suoi problemi legali.

E infatti Amazon StudiosStudios, che ne aveva acquistato i diritti per la distribuzione statunitense, ha fatto sapere proprio ieri mattina, prima ancora di conoscere la sentenza della corte parigina, che avrebbe scaricato il film di Gilliam. Ma almeno una battaglia contro i mulini a vento è stata vinta.