Stato d’emergenza, in Ecuador dopo il terremoto di magnitudo 7,8 che ha colpito la zona costiera centrale del paese a circa 170 chilometri dalla capitale Quito, e che ha provocato 350 morti e oltre 2.527 feriti. Una cifra purtroppo destinata a crescere perché molti cadaveri si trovano ancora sotto le macerie. L’esecutivo ha dispiegato circa 10.500 soldati, 4.600 poliziotti e 15 elicotteri delle Forze armate e della polizia, sia per la la ricerca e il soccorso che per l’ordine pubblico. E sono stati ripresi subito i 20 detenuti che avevano approfittato del terremoto per evadere.

Il presidente, Rafael Correa, ha ricevuto la notizia mentre era in Vaticano, in visita dal papa insieme al suo omologo Evo Morales e al senatore democratico Usa, Bernie Sanders. Correa ha destinato 300 milioni di dollari alle zone terremotate, a cui si aggiunge l’attivazione di una linea di credito con la Banca Mondiale e quella Interamericana di sviluppo, che ha messo a disposizione 600 milioni di dollari per la ricostruzione.

Ma, intanto, la solidarietà dei paesi dell’Alba si è già attivata. Il primo aereo di aiuti, proveniente dal Venezuela, si è mosso subito ed è sul posto da ieri