Un terremoto di magnitudo 7.3 ha colpito mercoledì notte il Giappone a largo delle coste di Fukushima, devastata undici anni fa proprio da un terremoto (di magnitudo 9) e dal successivo tsunami che è stato causa della catastrofe nucleare più grave dai tempi di Chernobyl. L’allerta tsunami è infatti scattata subito dopo il terremoto, ma nel corso della giornata il Pacific Tsunami Warning Center ha revocato l’allarme, spiegando che non c’era più pericolo che un’onda anomala si abbattesse sulla regione costiera.
La stima dei feriti, dei danni e soprattutto delle eventuali vittime è però ancora incerta dato che le autorità locali sono ancora in difficoltà nella valutazione delle conseguenze del terremoto: i media locali nella città di Soma hanno però riportato la morte di un uomo, rimasto vittima degli oggetti caduti in seguito alla scossa – l’aviazione ha intanto inviato dei jet nella zona per valutare la situazione.

La centrale nucleare di Fukushima Daiichi, dove nel 2011 lo tsunami ha interrotto il funzionamento degli impianti di raffreddamento, è stata oggetto “solo” di un allarme antincendio nell’edificio del reattore numero 5, mentre a Fuskushima Daini si sono fermate le pompe di raffreddamento di due dei quattro reattori, ma senza che si verificasse – per il momento – alcun surriscaldamento. Hirozako Matsuno, segretario di gabinetto, ha detto che nelle altre due centrali nucleari della zona non si sono verificate «anormalità». Risultano invece edifici danneggiati nell’intera regione, che resta a rischio di crolli, mentre un treno ha deragliato e l’elettricità è mancata per ore in oltre due milioni di case: il blackout è arrivato fino a Tokyo.
«Stiamo facendo del nostro meglio nelle operazioni di salvataggio – ha aggiunto Matsuno – e stiamo mettendo al primo posto le vite delle persone». «Per favore, in primo luogo mettete in salvo le vostre vite», ha twittato il primo ministro Fumio Kishida.