Oggi in Italia non c’è metropoli o cittadina che non abbia mercati contadini, negozi di quartiere, per non dire della grande distribuzione, dove non sia possibile trovare prodotti biologici. Dal fresco – frutta e verdura – ai prodotti lavorati, trovarne non è certo un’impresa. Non solo: si possono trovare prodotti biologici a km zero, oppure a filiera corta.

MA CHI HA COMINCIATO E QUANDO si è teorizzato e poi realizzato questo circuito del biologico diventato parte integrante del nostro vivere quotidiano? Qualcuno un tempo scriveva: «Aam Terra Nuova. Con i mezzi più semplici nell’ambiente naturale insieme agli altri. Abbiamo bisogno di braccia buone per costruire villaggi autosufficienti, centri di produzione efficienti, spazi di vita e di cultura. Abbiamo bisogno di cervello per rifiutare e scegliere, per disobbedire e inventare, immaginare cosa di nuovo possiamo essere e fare».

Agricoltura, alimentazione, medicina – questo il significato di quell’acronimo «Aam» – è stato un giornale-movimento scaturito sull’onda del movimento del Settantasette. Da una riunione al convegno di Bologna di quel settembre, ebbe origine un bollettino, un paginone che avrebbe conosciuto evoluzioni plurime e traslochi da città a città. Pino De Sario e Rosalba Sbalchiero ci raccontano le avventure di una non redazione itinerante che lentamente divenne stabile, trovò l’humus necessario e sedimentò dopo viaggi tra Milano, Roma, in quel di Firenze.

L’ESIGENZA DI UNA PARTE del movimento giovanile di quegli anni era di cambiare le cose cambiando la propria vita. E subito. Era la ricerca di una via naturale, non compressa negli stili dominanti della produzione e del consumo indifferenti ad ogni rapporto con la natura, quella che ci circonda e quella intima. Una ricerca più spirituale dell’essere umano, condivisa da una fascia sempre più crescente di persone, consentì a questo piccolo nucleo di ingrandirsi e coordinarsi su una base nazionale sempre più ampia. Il bollettino «Aam» costava trecento lire ma valeva molto di più, divenne prima un bimestrale e infine un mensile. Negli anni Ottanta era una piccola casa editrice, complice quell’anima tutelare dei movimenti alternativi, Marcello Baraghini; «Aam» poi ebbe anche il suo bravo direttore responsabile. Importante notare che fu proprio la cessione di quote di uno dei più antichi negozi biologici d’Italia – L’albero del pane sito in via dei Banchi Vecchi a Roma – a permettere il decollo della rivista.

DISTRIBUITA CAPILLARMENTE PROPRIO tra i punti vendita di prodotti naturali, accanto ad una vendita militante, «Aam» si stabilizzò sulle tremila copie e diventò la rivista di riferimento per quanti in Italia si erano incamminati verso uno stile di vita diverso. «Un giornale pieno di vita. 50 pagine per vivere. Da cinque anni, ogni due mesi, Aam Terra Nuova coordina ed informa il movimento naturale per la trasformazione della società attuale. Autofinanziato, grazie ad abbonati e distributori, stampato su carta riciclata, è il giornale di chi vuole da subito cambiare vita e ritrovare il clima adatto alla propria esistenza».

ROSALBA SBALCHIERO RACCONTA di un viaggio negli Stati Uniti nel corso del quale andarono a trovare i principali esponenti di quel pensiero ecologista radicale che avrebbe dato origine a diverse espressioni sia politiche (i Verdi) sia più propriamente alternative. Murray Bookchin ed il pensiero ecologista libertario, il Rainbow ovvero le tribù autogestite itineranti, il pensiero bioregionalista di Gary Sneider, tutto questo mescolato insieme era l’humus comune ad una generazione cosmopolita che desiderava cambiare la propria vita e cambiare anche il mondo.

E DA DOVE RIPARTIRE SE NON dall’agricoltura, intesa come modo di vivere, guardando alla terra senza ucciderla con pesticidi e veleni, pensando a una medicina dolce «olistica» e ad una alimentazione armonica? Aam Terra Nuova riuscì ad aggregare senza far pesare nessuna ambizione da «comitato centrale» una serie di soggetti, nacquero i «coordimanenti-città campagna», gruppi locali diffusi dal nord al sud, inventò le proprie feste, memorabile quella del Solstizio d’Estate svolta a Napoli, era l’anno di Chernobyl, alle Terme di Agnano: cinquemila persone, e molto prima delle campagne attuali «plastica zero» mangiarono e bevvero in tazze e bicchieri di ceramica di Vietri, con tutti i rifiuti rigorosamente separati e differenziati. E ancora feste: la prima fu a Caprarola, sul lago di Vico, ve ne furono altre a Bari e Firenze, le feste erano uno dei collanti di questo giornale-movimento.

L’ATTENZIONE VERSO L’AGRICOLTURA biologica portò alla costituzione della Commissione «Cos’è biologico», la rivista stimolava il dibattito forte delle proprie conoscenze e delle relazioni internazionali di prestigio: Claude Aubert, tra i più grandi agronomi francesi, fondatore di Terre Vivante, era uno degli amici più ascoltati. Tecnologie alla portata di tutti, energie rinnovabili, l’autoproduzione, la messa in pratica del pensiero di maestri come Ivan Illich, di Masanobu Fukuoka, questo il vivaio dal quale ha attinto «Aam».

SONO TRASCORSI DECENNI, il biologico è una realtà consolidata, a Pino De Sario e Rosalba Sbalchiero sono succeduti altri che hanno raccolto e trasformato la rivista. Oggi, dice Mimmo Tringale, direttore editoriale, Terra Nuova è una società con dieci dipendenti, presente nel circuito dei negozi biologici come sempre, è diventata una casa editrice che vanta un catalogo prestigioso con oltre trenta titoli solo nel campo dell’agricoltura naturale.

Si va dal pionieristico e oramai introvabile Naturalmente orto di Luigi Daina con i disegni di Moreno Tomasetig all’ultimo di Vandana Shiva Agroecologia e cambiamenti climatici. Prosegue con una veste grafica diversa, alla spartana carta riciclata grigia e al bianco e nero ha sostituito i colori, utilizzando comunque carta proveniente da riciclaggio e sbiancata senza cloro. Non ci sono più i gruppi locali ma l’animo militante è sempre desto: è tra le poche riviste ecologiste, per esempio, a mettere in guardia contro le potenziali radiazioni del 5G (il dibattito è apertissimo e controverso). Terra Nuova è presente alle principali fiere del biologico in Italia e organizza la propria festa annuale fondata di volta in volta sulla tematica più attuale. La raccolta pubblicitaria è sempre vagliata tra i produttori del biologico.

A TRAMANDARE IL PERIODO DELLE ORIGINI rimangono (e sono molto lette e seguite) le numerose pagine degli annunci dei privati. Sono tante, tangibili microstorie di chi cerca o offre un pezzo di terra per cambiare vita, trasferirsi in campagna, o di chi cerca o offre posto in un eco-villaggio. Sono esperienze significative. Esiste un paese che anche adesso non si stanca di cercare qui e ora le pratiche e le persone per cambiare la propria vita. Coltivando consapevolmente se stessi insieme agli altri, una terra nuova5