«Padre. Madre. Sono vostro figlio Ferro. Lei è Cao Guiying. Ci siamo sposati. Oggi siamo venuti per offrirvi delle banconote. Vi prego prendetele. Spendetele con mio fratello maggiore Oro. E con il secondo fratello Argento. Fatene buon uso». Youtie è un uomo di poche parole, devoto ai suoi genitori morti come altri due fratelli. Lui è il quarto figlio, per questo identificato con il Ferro, ha un asino e un carretto, vive in una sperduta zona rurale della Cina che, prima o poi, finirà per soccombere all’espansionismo delle metropoli. Chi ha soldi e potere sfrutta quelli come Youtie fino a quando non converrà più. Con l’aratro lavora la terra, coltiva grano, produce fieno, ha le galline, i maiali, cerca di sopravvivere in un contesto che non sembra accoglierlo benevolmente. In più, il governo locale ha appena deciso di stanziare fondi per demolire vecchie case e poi costruirne di nuove destinate evidentemente ad altri. Le ruspe travolgono ruderi dove, tuttavia, una piccola collettività reclama ancora la sua presenza, il suo essere in vita.

YOUTIE, dunque, si è appena sposato con Guiying. Un matrimonio combinato, per mettere insieme due solitudini, due esistenze ai margini, due pesi per le rispettive famiglie. Non è detto che la somma possa essere superiore a uno. Eppure, contro ogni evidenza, nasce un sentimento, una tensione che porta la coppia ad amarsi. Ognuno dei due si fa carico del bisogno dell’altro. Si supportano vicendevolmente, sostengono le reciproche debolezze, si fanno forza per opporsi quietamente contro chi li ha espulsi dal mondo travolgendoli con regole inumane.
L’incontinenza di Guiying e più in generale uno stato di salute precario, gli scarsi mezzi di Youtie, sono solo due dei motivi ingiustificati del loro continuo allontanamento dalla collettività. Dopo aver perso la casa che apparteneva a un terzo fratello, che ha preferito il lavoro distruttivo e remunerativo delle ruspe, i due vagano alla ricerca di una nuova dimora. Avanzano con ostinazione, forti della loro improbabile alleanza e di tenerezze inaspettate. Le speranze di successo sono poche, però questo non li conduce alla resa. Resistono, continuano a essere. Mattone dopo mattone, hanno di nuovo la loro casa, una terra da coltivare, uno spazio dove tenere gli animali. E dove amarsi, a dispetto di chi non li voleva più intorno.

«NON MANGIARLO. È caduto a terra», sussurra con premura Guiying a suo marito. «Non importa. Tutto inizia nella terra. Tutto cresce nella terra. La terra non ci disprezza. Perché dovremmo disprezzarla noi? La terra ci ricompensa. Che tu sia ricco e potente o una persona normale. Pianti un sacco di grano e ti ripaga con dieci sacchi, o anche venti». Risponde il contadino con la sua disarmante filosofia. Il legame con la natura si sta spezzando e non per colpa sua. Youtie e Guiying devono trasferirsi in città, anche se tra le strade urbane sarebbero destinati a perire, a pagare in modo definitivo la loro povertà. Anche per questo resistono e apprezzano persino la tempesta che potrebbe rovinare il lavoro di un anno.
Terra e polvere di Li Ruijun, che oltre ad aver diretto il film, lo ha scritto e montato, è un racconto dai due volti, dai toni bassi e, al tempo stesso, tumultuoso nel suo lento incedere. Disperato e ottimista. Perché sappiamo sin dall’inizio che quella condotta da Youtie e Guiying è una lotta impari, contro un nemico che possiede una forza smisurata in grado di travolgere qualsiasi ostacolo e di prendersi tutto senza dover chiedere. Ma è proprio quel lottare che, in un certo senso, dona alla storia un elemento positivo, rigenerante, radicale. Il fatto stesso che in condizioni impossibili due individui possano spingersi oltre, procedere in direzione contraria, rivela la possibilità di una natura profondamente libera, eccentrica a un gioco con regole decise da altri.
Presentato nel 2022 alla Berlinale e vincitore di due premi (il Black Dragon Award e il Silver Mulberry Award) al Far East Film Festival di Udine, Terra e polvere è uno di quei titoli che raccontando di luoghi lontani, potrebbe riferirsi a cose a noi prossime.