La vertenza più europea fra le 181 e più crisi aziendali affrontate al ministero dello Sviluppo è finalmente sbarcata al parlamento e alla commissione di Bruxelles. A portarla tre pullman con 160 operai delle Ast di Terni che sono partiti lunedì notte e che torneranno a casa questa mattina, dopo 20 ore di viaggio.

Al mattino il presidio a piazza in piazza Luxembourg, davanti la sede del Parlamento europeo. Nel pomeriggio l’incontro con una trentina di parlamentari europei italiani di tutte le forze politiche. Grandi impegni e grandi promesse che però non sembrano cambiare il quadro della situazione.

A seguire l’incontro con il capo di gabinetto del nuovo commissario all’Industria, la danese ross-verde Margrethe Vestager che ha appena preso il posto di Joaquin Almunia. «La commissaria si è appena insediata e non poteva riceverci», spiegano i sindacalisti che poi hanno riportato i contenuti del colloquio ai lavoratori che attendevano sotto. Assieme a loro anche il presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo che auspicano che «il Parlamento europeo approvi una risoluzione che impegni la Commissione a intervenire per il futuro dell’Ast».

Al capo delegazione i rappresentati di Fim, Fiom, Uilm e del sindacato europeo Industriall hanno chiesto «un cambio di rotta da parte della commissione». «La gestione Almunia è stata fallimentare – spiega Marco Bentivogli della Fim Cisl – come antitrust europeo ha bloccato la vendita ai finlandesi di Outokumpu e ha fatto ridimensionare il sito.

Presenteremo una memoria scritta al nuovo commissario, sperando che cambi totalmente direzione e chieda impegni precisi ai tedeschi di Thyssen». «Il governo italiano deve fare passi ufficiali per chiedere alla commissione di attivarsi in questo senso – racconta Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom ancora dolorante per le manganellate prese in piazza – . C’è stata una evidente violazione degli accordi pregressi: la Thyssen si era impegnata a mantenere l’integrità del sito di Terni».

Ora la mobilitazione si sposta nuovamente in Ialia. Domani al ministero è previsto il nuovo tavolo con governo e proprietà. «Renzi si è impegnato a far cambiare idea alla Ast, misureremo la sue capacità», spiega Bentivogli. Nel frattempo va avanti il ricatto dell’ad Lucia Morselli: gli stipendi non saranno pagati fino a che finirà lo sciopero. Ma i lavoratori non mollano e hanno confermato picchetto ed astensione del lavoro, almeno fino a domani.

Ieri intanto il viceministro allo Sviluppo Claudio De Vincenti ha smentito l’ipotesi di un ingresso nel capitale di Ast e Ilva da parte di Cassa depositi e prestiti. «Il nodo non è l’intervento pubblico ma l’attrazione di capitali», ha dichiarato. Di parere opposto è il segretario generale Fiom Maurizio Landini, che ha rilanciato: «Abbiamo richiesto la convocazione del tavolo sulla siderurgia anche al fine di discutere di un necessario intervento pubblico».