Tra 12 e 20 milioni di euro. A tanto ammonterebbe il valore di capannoni e cespiti dell’ex stabilimento Fiat a Termini Imerese. Il piano di cessione con i tutti i dettagli sarà consegnato al Mise tra sessanta giorni dai commissari straordinari, che entro due anni dovranno concludere la vendita, come definito due giorni fa al ministero e dove è stata sancita la bocciatura del concordato preventivo ex Blutec.

Un nuovo colpo di scena di una telenovela che sembra non avere fine. Dietro al no alla «newco pubblica» che avrebbe dovuto farsi carico di fabbrica e operai c’è stata l’indisponibilità dei maggiori creditori nei confronti di Blutec, come Inps e Agenzia delle Entrate, a farsi carico dell’operazione industriale. Strategia che non avrebbe entusiasmato neppure Invitalia. E allora, facendo leva sulla legge Marzano (con la Prodi ci sarebbe stato il licenziamento collettivo) si sta provando un’altra strada. Dove condurrà adesso è impossibile saperlo.

Il benservito al concordato intanto ha determinato la sospensione della procedura avviata con l’avviso attraverso il quale i commissari di Blutec avevano ricevuto otto manifestazioni d’interesse per l’area di Termini; il Mise non si è neanche pronunciato sui progetti in via ufficiale, solo in via informale filtra che alcuni sarebbero stati apprezzati perché ritenuti interessanti, altri invece delle scatole vuote. Chi ha in mano il dossier, come la viceministra allo Sviluppo Alessandra Todde, confida di poter continuare a lavorare con più tranquillità sui percorsi tracciati in incontri riservati con alcuni grandi player. Se il gruppo Amazon è stata un’illusione fugace nonostante ci sia stato un abboccamento, l’ipotesi Fincantieri appare più concreta, anche se non così immediata.

A tenere i contatti da diverse settimane col gruppo cantieristico è il sottosegretario alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri (M5s). Alcuni ben informati confermano che il colosso del ceo Giuseppe Bono ha ascoltato senza però entrare nel merito del «dossier»; non c’è stata ancora una vera trattativa, che potrebbe aprirsi adesso che il concordato preventivo è stato archiviato. Inoltre, avere assicurato altri 24 mesi di ammortizzatori agli operai allenta le tensioni sindacali. Altri grossi player sarebbero stati sondati, come l’Eni, e c’è chi suggerisce l’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, non foss’altro per la gran quantità di ferro dentro i capannoni ex Fiat che potrebbe rappresentare un buon affare.

Ai commissari spetterà il compito di avviare la nuova procedura e trattare la vendita dell’intera area in blocco o a lotti, per la quale il governo Draghi e quello Musumeci hanno confermato i 250 milioni di euro per l’accordo di programma vincolato al il rilancio dell’area industriale.

A non tirarsi indietro, anzi a rilanciare, è il Polo Meccatronica Valley, che con l’azienda Raybotics aveva presentato la manifestazione d’interesse col progetto di costruire a Termini, rilevando uno dei capannoni, uno scooter elettrico di nuova generazione, allestendo un’officina automatizzata, mettendo sul piatto subito 5 milioni d’investimenti. Proprio alla vigilia della bocciatura del concordato, il Polo Meccatronica – che gestisce sempre a Termini Imerese l’incubatore di Invitalia con 31 aziende riunite in ‘Rete’ – avrebbe comunicato ai commissari che due grandi aziende italiane, leader nella produzione di componenti per l’automotive e in impianti fotovoltaici di nuova generazione, avrebbero affiancato Raybotics, portando l’investimento tra 15 e 20 mln di euro.

Una grossa mano ai commissari potrebbe arrivare da alcune decisioni del governo Draghi: i fari sono puntati sulla riforma delle pensioni e su quella degli ammortizzatori sociali. Tra i quasi mille operai di Termini Imerese, sono 300 le persone che potrebbero uscire dal «bacino» se accompagnate alla pensione: ciò renderebbe più semplice le trattative con i player sullo stabilimento, il cui destino rimane saldamente legato a quello dei lavoratori.