Trivelle, con annesse irregolarità, su oltre tre milioni di ettari di mare, tra Rimini e il Salento. Perciò la Provincia di Teramo, sette Comuni dell’Abruzzo (Alba Adriatica, Martinsicuro, Tortoreto, Giulianova, Roseto degli Abruzzi, Pineto e Silvi) e due delle Marche (Cupra Marittima e Pedaso), hanno presentato ricorso al Tar del Lazio contro l’attività di prospezione in mare autorizzata, a giugno, dal ministero dell’Ambiente e da quello dei Beni Culturali, in favore della società inglese Spectrum Geo Ltd. Ricerche per l’estrazione del petrolio con l’utilizzo, tra l’altro, della tecnica dell’air gun, cioè di deleterie “bombe” di aria compressa sparate sui fondali.

«Quando la politica non trova ragione, – afferma il presidente della Provincia di Teramo, Domenico Di Sabatino – si intraprende la via giudiziaria. Non siamo quelli del no a prescindere – riflette -, qui il ragionamento è lucido: il petrolio dell’Adriatico non rappresenta una soluzione né ai nostri problemi né a quelli del Paese e compromette, invece, comparti economici sui quali le comunità fondano la propria identità». Queste in sintesi le ragioni che hanno spinto gli enti locali a tirare in ballo la magistratura.

«Il ricorso – dice il costituzionalista Enzo Di Salvatore, consulente delle amministrazioni pubbliche – poggia su quattro cardini: quello principale è costituito dalla manifesta violazione del limite delle 5 e delle 12 miglia marine e ciò sebbene nel decreto di compatibilità si affermi, in maniera bugiarda, che le attività della Spectrum “si collocano al di fuori della fascia di tutela”. Nel 2010 – spiega Di Salvatore – il decreto Prestigiacomo aveva vietato ogni attività di ricerca e di estrazione del petrolio entro le 5 miglia marine. Il Decreto sviluppo del 2012 ha esteso il divieto di ricerca del gas e del petrolio alle 12 miglia marine, stabilendo due eccezioni: esso non avrebbe riguardato le autorizzazioni già in atto e i procedimenti in corso alla data del 26 agosto 2010. La richiesta presentata al ministero dello Sviluppo economico dalla società Spectrum risale al 26 gennaio 2011, e cioè ad una data per la quale deve ritenersi applicabile il divieto stabilito (retroattivamente) dal Decreto sviluppo. Va osservato – fa ancora presente Di Salvatore, – che il decreto Spectrum, contro cui c’è anche una risoluzione del Consiglio regionale, viola comunque quello Prestigiacomo, in quanto, in alcuni casi, consente che le attività di ricerca vengano effettuate persino entro le 5 miglia».

Particolarmente colpiti dallo smisurato progetto risulteranno essere, in Molise, le Isole Tremiti e Termoli; in Abruzzo i centri di Vasto, San Vito Chietino, Ortona e Francavilla al Mare e cioè lo stesso tratto delle piattaforme «Ombrina mare», «Elsa 2» e «Rospo mare»; nelle Marche sono a rischio Pedaso, Cupra Marittima, Senigallia e Fano e in Puglia soprattutto Otranto.