Una svastica su una lapide di una vittima del nazifascismo a Castelfiorentino, due svastiche sulla lapide di Aldo Moro a Roma, l’accoltellamento di due giovani di Potere al popolo a Perugia, il pestaggio di un «soldato» (è un’autodefinizione) di Forza nuova a Palermo in circostanze ancora da chiarire, e infine l’irruzione negli studi di La7 a Roma da parte di una ’squadra’ di Forza nuova, qualcosa più di un atto dimostrativo contro una emittente «accusata» di antifascismo. «Non è accettabile né tollerabile. È un pessimo segnale sul quale tutte le forze politiche democratiche devono fare i conti», ha twittato Andrea Salerno, direttore della tv.

A DIECI GIORNI DAL VOTO si incupisce sinistramente il clima della campagna elettorale. Da destra, ma non solo, c’è chi prova a innescare l’eterna teoria degli opposti estremismi, per dimostrare che solo le forze tendenti alle larghe intese sono affidabili contro gli scivolamenti in atto. «Condanno la brutale aggressione di Palermo ai danni di un esponente di Forza Nuova. I violenti non usino l’antifascismo per giustificare le loro azioni. L’antifascismo è una cultura di pace», mette in chiaro sin dalla mattina Laura Boldrini. La presidente della camera è stata una delle prime, in questa campagna elettorale, a chiedere lo scioglimento delle organizzazioni che si richiamano al fascismo e al nazismo in forza della Costituzione e delle leggi.

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INSIEME A «mai più razzismi» è una delle parole d’ordine della manifestazione di sabato a Roma, convocata da Anpi, Arci e da un cartello di 23 associazioni promotrici dell’appello «Mai più fascismi». Che appunto chiede alle autorità competenti di sciogliere le organizzazioni neofasciste e neonaziste e di vietare la presentazione di liste «direttamente o indirettamente legate a organizzazioni, associazioni o partiti che si richiamino al fascismo o al nazismo», come previsto ma spesso non applicato dai regolamenti. E agli enti locali di proibirne le iniziative. Ma le liste ormai sono presentate e i comizi elettorali dovranno essere svolti.

Il corteo partirà alle 13 e 30 da piazza della Repubblica. In origine era stato convocato a Macerata all’indomani dell’uccisione di Pamela Mastrogiacomo e della tentata strage razzista di Luca Traini, poi rimandato e spostato a Roma per la richiesta del sindaco dem Carancini. Un grande corteo antirazzista però si è svolto lo stesso in città il 10 febbraio, e un altro – cittadino – il sabato successivo.
All’appuntamento della capitale parteciperanno anche i partiti e le forze democratiche. E una inconsueta concentrazione di cariche istituzionali. Oltre a Laura Boldrini ci sarà Piero Grasso, presidente del senato e come lei esponente di Liberi e uguali. «Palermo, Perugia, Roma: l’odio politico che sta divorando il Paese ribolle da troppo tempo. Non aspettiamo oltre, non aspettiamo il morto per fermare tutto questo», ha detto ieri.

Ci sarà Susanna Camusso, leader della Cgil, «per dire no a ogni deriva razzista, oscurantista e autoritaria», ha spiegato ieri, «per dire sì all’integrazione e alla gestione positiva delle politiche migratorie, per dire no a revisionismo e riduzionismo del fascismo, dei suoi crimini e della propaganda».

Non ci sarà Potere al popolo, che accusa il Pd e il ministro Minniti di aver favorito il ritorno dei fascisti.

SARÀ IL PD, che a Macerata non ha voluto sfilare nel primo corteo. Stavolta invece arriverà in piazza Renzi, desideroso di appendersi al petto la medaglia al valore. Anche se il suo partito, e il suo governo e lui stesso hanno scoperto solo di recente il pericolo reale di rigurgiti fascisti e razzisti. Anzi per l’immediato, dopo i fatti di Macerata ha chiesto di «abbassare i noni». Poi invece ha firmato l’anagrafe antifascista di Sant’Anna di Stazzema.

ADESSO IL PD alza la voce, preso atto che il pericolo di una spirale mefitica è una realtà di cronaca. Dalla quale, possibilmente, ricavare un dividendo elettorale a danno delle destre e delle ’ali estreme’. Così accanto al segretario al corteo potrebbe esserci anche Paolo Gentiloni, in una versione inedita di un premier in piazza. Ieri, da candidato nelle Marche, il presidente è stato in visita a Macerata: «È bene mettere punti fermi e chiari: quel tipo di estremismo è fuori dai valori repubblicani ed è incredibile che qualcuno abbia tentato di dare qualche giustificazione a una tentata strage di stampo razzista», ha detto, «La violenza estremista contro le forze dell’ordine o contro gli avversari politici è fuori dai nostri valori costituzionali e repubblicani».