Secondo Dan Lamothe che scrive delle vicende militari Usa per il Washington Post, «al Pentagono si sentiva un po’ di disappunto stamattina, per la quantità e la specificità dei tweet del presidente sul ritiro dall’attacco all’Iran. Detto ciò, il Pentagono raramente ama scendere nei dettagli».

Quindi come era prevedibile non ci sono state reazioni pubbliche da parte dei generali, a reagire al ritiro dell’attacco sono stati per lo più i candidati democratici, che hanno sottolineato il caos e la mancanza di strategia che contraddistinguono la politica estera di Trump. «Le menzogne del presidente hanno distrutto la credibilità degli Stati uniti nelle relazioni internazionali. Gli americani devono alzarsi in piedi ora e opporsi alla marcia verso la guerra con l’Iran», ha scritto su Twitter Jay Inslee, governatore dello Stato di Washington e candidato alla Casa Bianca.

«Questo non è un gioco» ha aggiunto la candidata newyorchese Kiersten Gillibrand. Secondo la speaker democratica alla Camera Nancy Pelosi, gli Stati uniti dovrebbero ora «calibrare una risposta che ridimensioni i toni e faccia avanzare gli interessi americani». E ha sottolineato, rivolgendosi a Trump, «che le ostilità non devono essere avviate senza l’approvazione del Congresso».