Bisogna isolare il Fattore Carelli e le reazioni che ha suscitato per capire cosa succede nel Movimento 5 Stelle che pian piano, mentre scorre la giornata prende coscienza che il tentativo di rimettere insieme la maggioranza attorno a Giuseppe Conte sta naufragando. Nel pomeriggio, appena Emilio Carelli annuncia la sua intenzione di uscire dal Movimento 5 Stelle si diffonde un’inquietudine insolita presso i gruppi parlamentari grillini, che pure sono assuefatti agli addii.

È l’ennesimo eletto che abbandona il M5S (il quarantottesimo dall’inizio della legislatura), ma questa volta il gesto il giornalista cooptato in parlamento per volere di Luigi Di Maio non viene sminuito. Tantomeno si pensa che Carelli finirà nel dimenticatoio e nel limbo degli eletti senza simbolo. Tutto il contrario: sull’ex direttore di SkyTg e vicedirettore del Tg5 si addensano i sospetti più arditi. Viene indicato addirittura come il punto di riferimento di un gruppo di fuoriusciti che farebbe da sponda al centrodestra.

Questo è il clima e qualcuno, per misurare il suo appeal presso i peones, si va a rivedere i risultati delle votazioni interne per i membri dell’AgCom, quando anche se raccolse non pochi consensi venne messo da parte. Un parlamentare del M5S definisce maliziosamente Carelli «il candidato a tutto». Di recente aveva dovuto rinunciare a concorrere da capogruppo alla camera, pare di fronte all’impopolarità del suo sponsor Di Maio (che ieri si è inabissato e ha evitato esternazioni) presso i deputati. Poi gli era stato promesso che ci sarebbe stato un posto per lui nel Conte Ter, motivo per il quale probabilmente Carelli ha aspettato ieri prima di fare le valigie. Comunque sia, il fatto che in due anni e mezzo abbia coltivato tante aspirazioni è indice del suo peso specifico.

Che voglia fare da ponte con i «moderati» del centrodestra lo dice lui stesso, annunciando l’intenzione di fondare il gruppo «Centro-Popolari italiani», che definisce «aggregatore di un nuovo soggetto, che potrebbe diventare una casa accogliente per tutti i colleghi che intendono lasciare M5S ma temono di restare isolati». Assomiglia al progetto dei «controresponsabili» circolato nei giorni scorsi per bilanciare i voti a Conte e favorire la nascita di un governo istituzionale.

Insomma, il progetto è ambizioso, e non mancano i segnali di apprezzamento a destra. Ma il fatto che desti tanto allarme presso i grillini fa capire il grado di tensione e diffidenze reciproche che circola tra i 5 Stelle. Federica Dieni, che per il M5S siede al Copasir e che da settimane invita anche il M5S a fare «un passo indietro» si intesta la voce della maggioranza in gran parte silenziosa dei parlamentari che ha chiesto ai vertici di trovare il modo di rimettere insieme la maggioranza e che era stata temporaneamente convinta dalle rassicurazioni dei vertici sul fatto che Conte una maggioranza l’avrebbe trovata a prescindere da Renzi. «Su qualcosa avremmo dovuto cedere – dice Dieni – Adesso credo anche io che serva un governo forte con persone di livello.

È di tutt’altro parere il senatore Gianluca Castaldi, sottosegretario uscente ai rapporti col parlamento: «Elezioni vicinissime, a mio parere! E sono pronto: prontissimo!», scrive Castaldi su Twitter. È il tenore delle comunicazioni che arrivano in serata a membri dello staff ed eletti. «Tenetevi pronti», è la parola d’ordine che serve a radunare tutti di fronte alla madre di tutte le battaglie elettorali. Il futuro è incerto. Altrettanto traballante la tenuta del primo gruppo parlamentare, vero rebus attorno al quale probabilmente ruota il futuro della legislatura.