Corpi vibranti disegnano nello spazio la propria presenza rivelando identità multiformi che cantano il loro presente, il loro divenire. Nella seconda edizione di «Tempora/Contempora», festival diretto da Franco Ungaro promossa dall’Accademia mediterranea dell’attore e dal Polo biblio-museale di Lecce e dedicato alle arti performative, il corpo e l’identità sono al centro delle riflessioni che dal 20 agosto fino al 14 settembre raccontano i cambiamenti culturali e soprattutto sociali che caratterizzano il tempo attuale. Il festival costruisce, all’interno degli spazi del museo Castromediano di Lecce, un percorso in cui pittura e danza, poesia e performance, teatro e realtà virtuale s’incrociano per dare forma a nuove narrazioni. Il bisogno di una memoria storica e di trovare la propria identità, affonda nella costruzione mitica del mondo e nel racconto attraverso i segni, la pittura e la trasformazione della materia come raccontano le due mostre organizzate dal Museo Castromediano. L’immagine archetipica del filo di Arianna e del Minotauro, racchiusi in quattro manufatti della collezione del Museo, guida l’attrice Francesca Russo e l’archeologa Anna Lucia Tempesta (il 28 e il 29 agosto) a cui seguirà «La vita è forse così» performance di teatro e poesia in anteprima nazionale prodotta da Accademia Mediterranea dell’Attore, con la regia di Marcello Sambati, dedicata ai versi dei poeti pugliesi Vittorio Bodini, Rina Durante, Claudia Ruggeri, Salvatore Toma, Wilma Vedruccio. Il viso e lo sguardo sono il ponte per comunicare la propria identità, come racconta la mostra Mal d’arte curata della storica dell’arte Brizia Minerva che esplora le inquietudini degli artisti dell’800 e ‘900 come Antonio Bortone e Geremia Re, in cui le riflessioni di un periodo storico in trasformazione sono scolpite nel marmo, nelle tele, in un sorriso. La via per eccellenza dell’espressione dell’essere è la danza con cui il corpo disegna un dialogo con se stesso. Così Pieradrea Rosato, nel silenzio di uno spazio vuoto dove il ritmo è scandito dal movimento del corpo, crea una conversazione e una relazione con se stesso nella performance di danza Infierì creato per il suo anno di Bachelor presso l’università delle arti di Folkwang in Germania (3 e 4 settembre).

Sette ragazze compiono un viaggio alla ricerca della propria identità, del corpo e della propria sessualità nella commedia Come tutte le ragazze libere di Paola Rota, Tanja Sljivar, Simonetta Solder (4 settembre): tra cultura pop, skype e Istagram l’opera esplora il tema complesso dei rapporti famigliari, quello delle nonne e del patriarcato di una piccola città in cui le ragazze teenager sfidano le regole secolari e precostituite della società.

Il 9 settembre sarà una giornata dedicata all’Albania, con l’installazione video-sonora Shamata di Adrian Paci e Admir Shkurtaj, alla quale seguirà la prima nazionale della performance teatrale Empty della regista Klaudja Piroli.
La compagnia AFE (Francia Giappone) costruisce grazie alla realtà aumentata un viaggio immersivo nell’inconscio attraverso sogni, paure e desideri di una famiglia con lo spettacolo Whist (10 e 11 settembre) ispirato al lavoro di Freud e dell’artista Shuji Terayama. Unisce il teatro fisico, le tecnologie della realtà virtuale interattiva e della realtà aumentata superando i confini tra realtà e finzione, fisico e virtuale aprendo al pubblico la possibilità di osservare la storia da diverse prospettive.

Il festival Tempora/Contempora si chiude il 14 settembre con il film Il Nuovo Vangelo di Milo Rau che insieme ad attivisti e rifugiati mette in scena una Passione dei profughi e dei disoccupati nella città di Matera, la stessa città in cui Pasolini raccontò il suo Vangelo secondo Matteo. Il regista Rau s’interroga insieme all’attivista camerunense Yvan Sagnet, bracciante che nel 2011 ha promosso il primo sciopero dei migranti nei campi del Salento, quali possono essere oggi gli insegnamenti e i discepoli di Gesù. Sagnet come un Cristo cerca i suoi discepoli nei Ghetti, i più grandi campi di rifugiati nel sud Italia, per dare avvio alla Rivoluzione della Dignità contro lo sfruttamento del lavoro e l’umiliazione dei più poveri.