Possibile che gli esordi siano sempre travolgenti, i romanzi imperdibili? Degli strilli, dei risvolti, delle quarte di copertina, abbiamo imparato da tempo a non fidarci. Le eccezioni non mancano, per fortuna, ma di solito gli autori dei paratesti promozionali, terrorizzati all’idea che il «loro» libro si perda nella massa delle novità, vanno giù pesanti con i superlativi e con le iperboli. Con il risultato che, entrando per caso in libreria e dando un’occhiata ai volumi sul bancone, verrebbe da pensare che ormai escano solo capolavori.
Qualche volta, però, il dubbio si insinua: e se davvero questo libro meritasse di essere letto? È quanto saremmo tentati di pensare leggendo i testi promozionali che accompagnano L’anomalie, l’ultimo romanzo di Hervé Le Tellier, di cui in questi giorni si parla molto a Parigi e dintorni, perché è considerato il candidato meglio piazzato sia per il Goncourt, sia per il Renaudot, i due premi letterari più celebrati in Francia. Impossibile che li ottenga entrambi, perché il meccanismo del Renaudot, che viene annunciato pochi minuti dopo l’assegnazione del Goncourt, lo impedisce.

Appunto per evitare una doppia vittoria, i giurati devono selezionare due titoli, in modo da averne pronto uno di riserva. (Queste notizie e altre si possono trovare in un articolo di Virginie Jannière uscito l’anno scorso su C-News, da cui si apprende anche che chi vince il Goncourt riceve una cifra simbolica, 10 euro, ma ha buone probabilità di vendere circa 345.000 copie, mentre per il Renaudot la dotation è pari a zero e le copie vendute si aggirano sui 220mila esemplari).
Dunque, L’anomalie di Le Tellier è «un romanzo virtuosistico dove la logica incontra la magia», se crediamo alla scheda di Gallimard, che rincara la dose abbozzando un intreccio promettente: «Nel giugno 2021 un avvenimento insensato sconvolge la vita di centinaia di uomini e di donne, tutti passeggeri di un volo Parigi – New York (l’autore non aveva fatto i conti con la pandemia, ndr). Fra loro: Blake, rispettabile padre di famiglia e insieme killer a pagamento; Slimboy, pop star nigeriana, stanco di vivere nella menzogna; Joanna, temibile avvocatessa intrappolata nei suoi stessi intrighi; o infine Victor Miesel, scrittore per pochi intimi diventato d’improvviso un autore di culto…». Una sorte che, come scrive Nelly Kaprièlian su Les Inrockuptibles, si può paragonare a quella dello stesso Le Tellier, non certo uno sconosciuto in Francia (e neppure in Italia, dove Mondadori ha pubblicato nel 2011 il suo Adesso basta parlare d’amore), ma neppure un abbonato al best-seller, con il suo profilo eccentrico di ex giornalista scientifico, da quasi trent’anni membro dell’Oulipo, l’Ouvroir de Littérature Potentielle fondato da Raymond Queneau nel 1960 e che ha avuto tra i suoi membri Italo Calvino e Georges Perec.
Su «questo romanzo pieno di colpi di scena, che… possiede efficacia narrativa senza rinunciare ai giochi letterari cari all’oulipiano raffinato» (Raphaëlle Leyris su Le Monde) la pioggia di lodi è così fitta da far pensare che per una volta ci si possa fidare degli strilli. Peccato, però, che dovremo aspettare per sapere se L’anomalie si aggiudicherà il Goncourt o il Renaudot (o forse nessuno dei due).
Dopo l’annuncio di un nuovo, più stretto lockdown francese da parte del presidente Emmanuel Macron, l’Académie Goncourt ha infatti annunciato che proclamerà il vincitore solo quando le librerie d’oltralpe riapriranno.
Tutti con il fiato sospeso, quindi, nella speranza che questi tempi eccezionali (o se preferiamo «interessanti», come ci aveva – ahimè – augurato la Biennale di Venezia 2019) finiscano presto.