Più di sei ore di assemblea al termine della quale le paventate dimissioni del cdr sarebbero rientrate e la redazione ha approvato un documento che dovrebbe essere pubblicato nell’edizione di oggi in cui si rinnova la fiducia alla rappresentanza sindacale dei giornalisti.

Ma nonostante quella che ha tutta l’aria di essere solo una tregua, le acque a Repubblica restano agitate e anche se per ora non si parla di un altro sciopero dopo quello proclamato lo scorso 23 aprile, è chiaro che la linea editoriale del nuovo direttore Maurizio Molinari continua a creare non pochi malumori all’interno della redazione.

L’ultimo caso risale a domenica scorsa e riguarda il modo in cui sul giornale è stata trattata la richiesta di un prestito da 6,3 miliardi di euro a tasso agevolato e garantito dallo Stato a Fca.

Exor, il gruppo proprietario della casa automobilistica, controlla anche il giornale di Largo Fochetti, motivo per cui in redazione si sarebbe preferito un maggior equilibrio nell’informare i lettori.

Domenica, invece, all’argomento viene dedicata un’intera pagina con due articoli giudicati troppo schierati a favore dell’operazione.

Motivo per cui il cdr, come previsto dal contratto, a sera chiede la pubblicazione di un comunicato in cui si esprimono critiche e perplessità sul modo in cui la vicenda è stata trattata. Richiesta bocciata dalla direzione.

Certo non si può dire che Molinari sia entrato in punta di piedi nel giornale fondato da Eugenio Scalfari. E non solo perché rivoluziona la grafica urlata voluta dal suo predecessore Carlo Verdelli – liquidato dalla nuova proprietà proprio il 23 aprile, giorno in cui, stando alle numerose minacce ricevute in quattro mesi, sarebbe dovuto essere «cancellato».

Proprio Scalfari, del resto, è tra i primi a essere investito dalle novità. Il suo consueto fondo della domenica – generalmente l’unico in prima pagina in quel giorno – viene affiancato da un editoriale del nuovo direttore. Se non proprio un contraltare, quasi.

Il giornale assume inoltre un orientamento giudicato da alcuni troppo filo amministrazione Usa. Infine Molinari istituisce un premio di 600 euro per il miglior giornalista della settimana che lascia perplesso più d’uno.

Scelte che ovviamente non possono passare inosservate tra le firme più prestigiose del quotidiano.

«Dal 23 aprile il panorama dell’editoria italiana è cambiato» scrive l’ex direttore di Lotta continua, Reporter e Diario Enrico Deaglio annunciando le dimissioni da collaboratore del Venerdì. «In poche settimane Repubblica è cambiata, non la riconosco più» aggiunge Gad Lerner annunciando anche lui il suo addio al giornale nel quale era stato richiamato proprio da Verdelli. E con loro va via anche Pino Corrias.

Ieri l’assemblea della redazione è andata avanti fino a tarda sera in un clima tutt’altro che tranquillo e con il cdr indeciso fino all’ultimo se dimettersi o meno (alla fine si è dimesso, ndr).

Un clima così pesante che, si lascia scappare qualcuno, fino a oggi nel giornale non si era mai visto.