Non ci saranno esuberi, né chiusure: le sedi di Taranto e di Roma del gruppo francese dei call center Teleperformance, resteranno aperte. A salvare i 1.881 lavoratori a tempo indeterminato delle due sedi, l’accordo raggiunto alla mezzanotte di martedì al ministero del Lavoro tra management e sindacati, che prevede l’applicazione dei contratti di solidarietà per un anno, il cui pagamento sarà anticipato dall’azienda, con una percentuale di applicazione al 31,7%.

L’intesa raggiunta neutralizza i 627 esuberi annunciati nella riunione di martedì dal gruppo e fa tirare un lungo sospiro di sollievo agli oltre tremila lavoratori implicati nella vertenza. Nei mesi scorsi infatti, Teleperformance aveva annunciato la decisione di «societarizzare», ovvero di spacchettare la struttura societaria italiana: la sede di Parco Leonardo a Fiumicino sarebbe stata assorbita in una newco, mentre i siti di Taranto e Roma sarebbero rimasti nell’attuale spa ‘In & Out’.

Su 3.500 addetti totali erano a rischio i 300 lavoratori di via di Priscilla e i 2.700 di Taranto, di cui 1.700 con contratto a tempo indeterminato e circa 1.000 a progetto. Lo spacchettamento era stato spiegato dall’azienda come una sorta di atto dovuto, per il fatto che i call center di Taranto e via di Priscilla sono in perdita, 5 milioni quella registrata nel 2014 in Puglia, al contrario di quello di Parco Leonardo. La multinazionale nel corso di questi mesi ha affermato di aver speso 25 milioni di euro dal 2010 a oggi tra copertura delle perdite e aumento di capitale.

Qualora fosse partita la societarizzazione, la spa ‘In & Out’ per sopravvivere avrebbe dovuto cercarsi da sola le commesse e avviare un’inevitabile ristrutturazione visto che la societarizzazione avrebbe di fatto diviso la struttura in perdita da quella in guadagno. Inoltre, per la spa ‘In & Out’ non era stata esclusa la possibilità di vendita se i conti fossero peggiorati.

Su queste basi è partita una durissima trattativa durata quasi due mesi, con l’azienda che chiedeva la replica dell’accordo siglato nel gennaio del 2013 e scaduto lo scorso 30 giugno con l’applicazione di ulteriore flessibilità (preavvisi minimi, obblighi a rimanere in caso di aumenti di flussi, turni spezzati a 3 h), oltre alla riduzione oraria settimanale (dalle attuali 40-33 alle future 24-20). Condizioni subito rigettate dai sindacati di categoria nazionali e locali, che insieme ai lavoratori hanno rifiutato di scendere a patti con il gruppo, accettando ulteriore flessibilità e riduzione dello stipendio.

L’intesa prevede anche un percorso che azienda e sindacati dovranno portare avanti attraverso una serie di azioni, che migliori l’efficienza dell’azienda e la rilanci sul mercato. L’accordo sulla solidarietà verrà definito negli ulteriori dettagli in un nuovo incontro che si terrà domani all’Unione industriali del Lazio, mentre per un prossimo confronto con i sindacati le parti si sono date appuntamento al mese di settembre.

Intanto, proprio nel giorno in cui azienda e sindacati trattavano sul futuro della società in Italia, la multinazionale francese annunciava i risultati del primo semestre: è stato registrato un utile netto di 83 milioni di euro, in aumento del 45,1% rispetto all’anno scorso. L’Ebitda corrente ha raggiunto i 144 milioni di euro contro i 100 milioni del 2014, con un incremento del 43,6%. L’Ebitda corrente di vendite nette è aumentato a salire al 8,7% contro il 8,1% del primo semestre del 2014. Le vendite del gruppo di contact center sono state pari a 1.658.000, con un incremento del 33,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.