Ci stiamo esercitando, noi elettori ed elettrici attivisti ed attiviste della Lista l’Altra Europa con Tsipras, alla forma da dare al costruendo soggetto politico o, come pensa Viale, alla rete dei comitati territoriali, anche in vista dell’assemblea nazionale del 19 luglio. Qualcuno, Viale e non solo, ha provato a elencare dei contenuti o delle qualità della costruenda Europa che vogliamo, ma mi sembra che manchino due punti,uno ancora di merito e uno di sostanza profonda.

Manca, a mio avviso, una sufficiente messa a tema degli aspetti sociali, culturali, politici, simbolici delle migrazioni che mi pare continuino a rappresentare una questione centrale di questo inizio di millennio e coinvolgano massicciamente le potenze europee. Marcos qualche decennio fa scriveva che,venuta a mancare la questione est/ovest dal punto di vista geopolitico,emergeva la questione sud/nord, anzi basso/alto. Una folla di persone preme dal “basso” ma viene respinta dalla gente dell’”alto”: e,se si pensa a quanto è avvenuto nella penultima strage sulle nostre coste, i 45 corpi di chi aveva pagato meno sono stati premuti verso il basso sotto la botola dagli scafisti, nel silenzio dei compagni di viaggio che avevano pagato un po’ di più.

Manca poi anche una questione di sostanza: il punto di vista di genere. Non mancano le donne, non manca la parità nelle forme dei vari coordinamenti, comitati, garanti, rappresentanti etc. Manca il punto di vista, la lente,quello per cui alcune di noi avevano non chiesto ma proposto in un appello di femministe a sostegno della Lista Tsipras, e su cui da anni lavorano tante reti, dalla rete femminista del Partito della Sinistra Europea, a Ife a Donne nella crisi e a tante altre.

Si chiacchiera sulla relazione fra Telemaco e Ulisse (ma Ulisse in vecchiaia si annoiò del superficiale Telemaco,gli lasciò il regno di Itaca e si avventurò in mare aperto, cfr. Inferno,canto XXVI); si ignora la figura di Penelope che non solo tenne in scacco per 10 anni i pretendenti suoi e del trono di Ulisse, ma al ritorno di Ulisse non gli corse incontro come le donne delle fiction.Armata di saggia diffidenza, lo esaminò severamente prima di riconoscerlo (qui mi muovo liberamente nell’ambito di una splendida lettura di Penelope fornitaci tempo addietro da Adriana Cavarero).

L’Europa o è femminista o non è. Come si può pensare di criticare i nazionalismi senza mettere in discussione i vari patriarcati, come si possono criticare i fondamentalismi anche cristiani senza mettere l’accento sull’autodeterminazione delle donne, sulla critica del familismo e del presunto carattere normativo della eterosessualità? Come si può fare a meno delle riflessioni femministe su cura, laicità, critica dello sviluppismo e del produttivismo economicista, sulla natura dei beni comuni,sul reddito come elemento di autodeterminazione? Alcuni decenni fa alcune femministe autorevoli dissero che il patriarcato era finito: era giusto e sbagliato al tempo stesso. Giusto perché le lotte e le pratiche delle donne avevano decostruito il carattere assoluto del patriarcato, il suo fondamento “naturale”,sbagliato perché il patriarcato in crisi è in grado di ristrutturarsi e puntare al dominio delle coscienze.

Abbiamo smascherato il patriarcato del capitalismo, delle religioni monoteiste, delle organizzazioni del movimento operaio, dei partiti di sinistra,dei vecchi compagni di partito. Non vorremmo oggi arruolarci nel fratriarcato dei giovani uomini senza partito.