La verità sulle ragioni dello schianto del Boeing 737 dell’Ukrainian Airlines nei pressi di Teheran ormai si cela dietro una fitta battaglia propagandistica tra gli Usa e loro più stretti alleati e il regime degli ayatollah. Uno sporco gioco diplomatico sulla pelle dei 167 viaggiatori e dei 9 lavoratori deceduti mercoledì. Quando era ancora notte in Europa era il Canada, che piange la morte di 63 suoi connazionali, il primo a puntare l’indice contro l’Iran.

PER IL PREMIER CANADESE Justine Trudeau, le «notizie raccolte dai nostri servizi e da quelli alleati proverebbero che l’aereo ucraino sarebbe stato abbattuto da un missile terra-aria iraniano». Unica concessione fatta in conferenza stampa da Trudeau è che «il velivolo probabilmente sarebbe stato colpito per errore». Subito dopo interveniva il leader britannico Boris Johnson per avvallare la tesi del missile iraniano e anche il governo australiano si schierava per questa ipotesi.

La sensazione era che gli Usa volesse mandare in avanscoperta i paesi tradizionalmente più vicini, evitando di esporsi direttamente. Non a caso i funzionari della Cia si limitavano a usare il canale dei media per avallare la presa di posizione canadese. Il New York Times pubblicava un breve video in cui si vedeva un razzo solcare il buio della periferia di Teheran. Dalle informazioni raccolte dal quotidiano americano «questo missile avrebbe colpito l’aereo ma non lo avrebbe abbattuto».

ANZI, IL PILOTA UCRAINO avrebbe persino tentato un disperato tentativo di rientrare in aeroporto prima dello schianto al suolo. Una tesi che terrebbe insieme anche le parziali ricostruzioni della stampa di Teheran – missile escluso ovviamente – delle prime ore. Le ulteriori informazioni raccolte dalla Cnn e Abc non chiarivano la situazione ma aggiungevano confusione alla confusione. Il Boeing, secondo quanto affermato da un alto funzionario dell’intelligence Usa il cui nome i network hanno voluto tenere riservato, «i missili Tor di fabbricazione russa lanciati contro l’aereo individuato come oggetto non identificato dai radar della difesa iraniana sarebbero stati 2 e sarebbe stati rilevati da un satellite americano che avrebbe scoperto la traccia termica dei 2 missili mentre si avvicinavano all’aereo».

In tal caso le responsabilità di Teheran, visto che l’incidente è avvenuto a spazio aereo aperto, sarebbero pesantissime. Che questa sia la versione accreditata ufficialmente da Washington è confermato da una dichiarazione successiva del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. «Non c’è motivo di non credere ai dati che abbiamo ricevuto da vari alleati della Nato. Questi hanno espresso la preoccupazione per le informazioni che indicano che l’aereo sarebbe stato abbattuto dai sistemi di difesa aerea iraniani», ha detto Stoltenberg in vista di una riunione di emergenza del Consiglio della Ue e dei suoi ministri degli Esteri.

SECONDO IL PORTALE Fontanka di San Pietroburgo anche i satelliti russi avrebbero registrato l’impatto del missile ma Putin per ovvie ragioni preferirebbe restare fuori dalla contesa in attesa di discutere tutte le implicazioni della vicenda domani, nell’atteso incontro con Angela Merkel. Il governo iraniano, da parte sua, continua a rigettare tutte le accuse e non sembra voler accettare il ruolo di colpevole designato di quanto avvenuto e parla anzi di una «sporca guerra psicologica» condotta in queste ore cinicamente dagli Usa e dai suoi alleati.

E per non farsi mettere nell’angolo ha consegnato subito la scatola nera dell’aereo agli esperti ucraini presenti in Iran e perfino aperto – per la prima volta dal giorno della tragedia – a una possibilità di collaborare con la Boeing. Il pallino sembra a questo punto tornare nelle mani di Kiev. Alcuni osservatori poco benevoli nei confronti del presidente Zelensky hanno voluto vedere nell’ipotesi missilistica agitata già dall’altro ieri dagli esperti ucraini un assist per un Trump in difficoltà a proseguire la sua «campagna d’Iran».

E SE LA COMMISSIONE UCRAINA preposta all’indagine preferisce parlare per il momento solo di generica «coalizione internazionale per giungere a scoprire la verità» Zelensky ha voluto sentire al telefono la Casa bianca al fine di valutare la consistenza delle accuse americane.

Ma a sorpresa anche l’ipotesi dell’attentato ha ripreso consistenza. Ivan Bakanov capo dei servizi di sicurezza ucraini ha voluto ricordare «che l’ipotesi del missile è quella che attira la massima attenzione ma teniamo in massima considerazione anche l’ipotesi dell’attentato terroristico». Comunque sia andata, sembra di capire che per Kiev non sia trattato di un guasto al velivolo.