Pomeriggio di terrore in Nordreno-Vestfalia: un furgone lanciato sul plateatico di un ristorante a Münster uccide tre persone e ferisce altri trenta clienti. Secondo la polizia, tra i morti risulta anche il conducente del mezzo, che avrebbe agito da solo e si sarebbe ucciso con un colpo di pistola alla testa subito dopo l’attacco.

Per ora nessuna informazione ufficiale dagli investigatori: gli agenti sul posto fanno solo sapere che il «caso», fin dai primi minuti, è stato trattato «alla stregua di un attentato terroristico» anche se secondo Bild e Süddeutsche Zeitung l’autore sarebbe Jens R., 48 anni, tedesco, affetto da problemi psichici, privo di precedenti penali quanto di legami con l’Isis.

Immediati i soccorsi alle oltre 50 persone investite dalla corsa del mezzo: sei in pericolo di vita sono state immediatamente trasportate all’ospedale cittadino in elicottero, mentre chi è stato colpito lievemente ha ricevuto le prime cure direttamente sui marciapiedi di Kiepenkerlplatz, la zona pedonale centro dell’attacco.

Dalle 17, un quarto d’ora dopo il fatto, il centro della città è stato chiuso al traffico pubblico e la polizia ha invitato i residenti e i numerosi turisti a «non avvicinarsi alla piazza se non per inderogabili e urgenti motivi». In parallelo, il furgone è stato circondato dall’unità di artificieri intervenuta per verificare la presenza di eventuali ordigni inesplosi e il contenuto di un «oggetto sospetto», prima di lasciare il posto ai colleghi della polizia scientifica impegnati nei consueti rilievi.

«L’intera città piange per questo orribile incidente di cui ancora non conosciamo le cause. Siamo vicini ai familiari delle persone uccise e auguriamo ai feriti una pronta guarigione», sono state le prime parole di Markus Lewe, borgomastro di Münster, visibilmente sconvolto. Mentre da Berlino la cancelliera Angela Merkel ha espresso il personale «cordoglio per le vittime», assicurando il massimo impegno di Stato e governo per «fare chiarezza sull’accaduto».

E proprio per evitare «speculazioni», ieri la polizia di Münster ha lanciato ripetuti appelli via Twitter, pregando di «non dare spazio a voci e informazioni che potrebbero intralciare il lavoro delle forze dell’ordine» e dalla centrale cui è stato affidato il coordinamento delle operazioni è scattato l’ordine di «evitare l’area del centro città perché la situazione appare ancora confusa».

In contemporanea, la polizia del Nordreno-Vestfalia ha allestito un media-center lungo la Bergstrasse per divulgare le notizie ufficiali e smentire le ricostruzioni di ogni genere e tipo che già nel pomeriggio avevano cominciato a diffondersi senza freni né controlli.

Nella piazza del Castello veniva predisposta la piazzola di atterraggio per gli elicotteri impegnati nel soccorso dei feriti come nel pattugliamento dell’area circostante al centro storico, già interdetto al transito all’altezza della Lambertikirche. Sigillate anche le serrande di negozi e ristoranti adiacenti alla zona e immediatamente annullata la manifestazione di 1.500 curdi che avrebbe dovuto attraversare la città nel tardo pomeriggio. È uno dei motivi del pronto intervento della polizia già allertata per il corteo pro-Afrin e perciò presente in forze lungo tutto il perimetro del centro.

Per adesso nell’attacco non sembrano coinvolti cittadini italiani, anche se la Farnesina insiste nella verifica a stretto contatto con le autorità federali e del Land. Di certo l’«attentato» nella centralissima Kiepenkerlplatz restituisce – qualunque sia la matrice – l’estrema vulnerabilità dell’obiettivo: Münster, roccaforte cattolica nel Nord protestante, è considerata il «salotto a cielo aperto» della Germania, per la presenza di 44.500 studenti iscritti alla locale Università e alla ciclabilità da record che fa muovere quasi metà dei residenti in bicicletta.

Target facili, privi di difesa, specialmente esposti nel primo fine settimana soleggiato di Münster, con migliaia di persone riversate nella piazza più vivace del centro.

È l’unico dato certo del «caso» ancora da chiarire eppure già parzialmente inquinato da retroscena la cui attendibilità resta tutta da dimostrare. Tra le «voci» circolate ieri, spiccava anche la testimonianza di chi assicurava di aver scorto due persone saltare giù dal furgone dopo l’attacco: «Ipotesi al vaglio, come tutte le altre» fa sapere il portavoce della polizia, impegnata a verificare ogni indizio sull’attacco al di là delle tracce sulla condizione psichica dell’autore rivelate dai media.

Per questo le squadre speciali del ministero dell’Interno (Gsg-9) ieri, poco dopo le 19.30, hanno fatto irruzione nell’abitazione di Jens R. alla ricerca di documenti, armi, munizioni e ogni altro elemento utile alle indagini.