Ad oggi il tavolo tra la fondazione del teatro Valle Bene Comune e il teatro di Roma non ha ancora prodotto risultati soddisfacenti. Lo affermano gli attivisti del Valle in un comunicato che ha raccolto gli esiti dell’ultima assemblea-fiume che si è tenuta ieri nel teatro occupato. “Aver ottenuto un’interlocuzione che entrasse nel merito dei contenuti e degli obiettivi ha prodotto dei primi avanzamenti – scrivono i “comunardi” in un comunicato – è un primo passo di un percorso”. L’accordo con il teatro di Roma prevede una convenzione firmata con la fondazione alla quale dovrebbe essere riconosciuta la gestione delle attività artistiche una volta lasciato il teatro e terminata la fase dell’occupazione.

Questo dovrebbe accadere entro oggi a mezzanotte, secondo le condizioni poste dall’assessore alla cultura di Roma Giovanna Marinelli. Ma è proprio questo aut-aut a non convincere né gli attivisti e le centinaia di persone che in questi ultimi giorni hanno partecipato alle assemblee. “I tempi di questa convenzione non sono immediati e realisticamente i primi passaggi potranno essere fissati non prima degli ultimi giorni di agosto – spiegano quelli del Valle – Nonostante i tempi impediscano un dialogo sereno e costruttivo, l’amministrazione non ha dato una spiegazione convincente sul perchè questa data sia così inderogabile: “Perchè no? Perché no”.

É la tagliola che ormai sta stretta al Valle. “Siamo noi l’unico soggetto a credere in questa trattativa che in realtà non è mai stata fatta partire – è stato detto ieri in assemblea – Stiamo producendo lettere d’intenti con l’assessore e il teatro di Roma in cui siamo riusciti ad ottenere che il progetto di valorizzazione del teatro dovrà contenere il frutto dell’esperienza prodotta dalla Fondazione Teatro Valle Bene Comune”.

E tuttavia, considerati anche l’agosto inoltrato, un simile impegno è troppo poco per garantire la certezza – non solo giuridica, ma politica – che effettivamente le promesse verranno mantenute. Per farlo, gli occupanti hanno chiesto una memoria di giunta, e poi una “roadmap” che porti alla scrittura della convenzione e infine, probabilmente, una delibera che saldi tutto il percorso e lo assuma ufficialmente sul piano politico.

Al centro della querelle c’è sempre il riconoscimento dell’autonomia e dell’autogoverno agli organi descritti nello statuto della fondazione, redatto grazie ad un percorso lungo più di un anno che ha coinvolto una parte dei 5600 soci della fondazione del Valle (con capitale sociale complessivo da 250 mila euro). Qualcosa, su questo punto, si sta muovendo nelle ultime ore frenetiche, ma ancora non c’è nulla di ufficiale.

Nessuna rassicurazione è stata ottenuta sulla trasparenza dei lavori di messa a norma del Valle che, nelle intenzioni dell’assessore Marinelli dovrebbe incominciare lunedì. “Non c’è un impegno a garantirne una temporalità chiara – sostengono gli attivisti – non è chiaro di quale natura debbano essere i lavori e quindi la reale prospettiva di apertura del teatro nei prossimi tempi. La Soprintendenza, in questo momento, gioca un ruolo determinante rispetto alla indeterminatezza della trattativa in corso”. Dall’assemblea di ieri sera sembra essere emersa l’intenzione di restare in teatro anche domani “per accogliere i funzionari della Soprintendenza”. Gli attuali occupanti potrebbero scegliere anche di uscire dal teatro, ma “potremo restare i suoi custodi. Così potremo seguire i lavori in accordo con la Soprintendenza. Su questo abbiamo anche proposto un comitato dei garanti”.

C’è bisogno di tempo. Il recinto in cui il Valle è stato rinchiuso dalla manovra avvolgente del ministero dei beni culturali e dal Campidoglio, per mezzo del teatro di Roma, stringe ancora le sue maglie ma non trattiene il disagio, l’impazienza e la generale insoddisfazione. La richiesta è di posticipare tutto a fine agosto “per favorire un confronto inedito tra due istituzioni culturali che si muovono in un orizzonte differente, la prima, in quello delle tradizionali istituzioni pubbliche, l’altra, in quello dei beni comuni”.

«Non ci sentiamo garantiti perché in gioco non c’è un prendere o lasciare ma c’è il riconoscimento vero e concreto di un lavoro durato tre anni e che è un nuovo modello». Oggi nuova assemblea per decidere.

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Ecco come il musicista Enrico Melozzi ha raccontato ieri le ultime settimane del Teatro Valle: La canzone di Marinelli (l’assessore alla cultura a Roma)