A mezzanotte di martedì 5 agosto il teatro Valle era ancora pieno. Uno spettacolo commovente in forma di assemblea della «fondazione teatro Valle bene comune» come poche se ne sono viste in questi tre anni di occupazione. All’incontro hanno hanno partecipato anche l’ex ministro dei beni culturali Massimo Bray, il deputato Pd Pippo Civati, lo storico dell’arte Tomaso Montanari, l’ex presidente della Corte Costituzionale Paolo Maddalena, lo scrittore Christian Raimo..

L'ex ministro della cultura massimo Bray al teatro Valle occupato
L’ex ministro della cultura massimo Bray al teatro Valle occupato

Univoca la richiesta avanzata dai «soci» della fondazione: gli ultimatum giunti dal ministro della cultura Dario Franceschini attraverso il Campidoglio e il suo assessorato alla cultura sono una trappola. «Vogliono liquidare un’esperienza pericolosa. Il Valle è un esempio di autonomia che potrebbe essere replicato ovunque in Italia».

Altrettanto cinica è risultata alla platea la fretta di chiudere il teatro per eseguire lavori di restauro o di messa a norma che dovrebbero iniziare lunedì 11 agosto. «È il trappolone in cui state cadendo – è intervenuto un tecnico dell’agibilità, socio della fondazione – Il Comune vuole dimostrare che il Valle è inagibile. Fino a tre anni fa questo teatro andava avanti a forza di deroghe. Qualsiasi tecnico della Soprintendenza o i Vigili del fuoco lo chiuderebbero. Per metterlo a norma serviranno ad occhio 15 milioni di euro e 10 anni di lavori. Faranno un bando internazionale. Questo teatro non lo rivedrà più nessuno».

«Manca un capitolato di spesa, un progetto esecutivo – ha aggiunto un’architetta che ha lavorato al restauro del teatro Argentina – C’è anche il rischio di uno stravolgimento del genius loci del Valle, com’è già successo quando la Soprintendenza ha cancellato la buca dell’orchestra. Diversamente da come era stato immaginato, oggi al Valle non si può più fare la lirica. Che succederà con i prossimi lavori? Cambieranno la pendenza del palco e lo destineranno solo alla danza?». «La trattativa è finta – ha detto Gaia Pallottini (Comitato cittadini del Centro Storico )- Al di là del sacrificio tremendo che state facendo non vedo altra via che quella di restare nel Valle e non bloccare questa esperienza che è l’unica speranza di rinascita democratica in questo paese».

Il cinismo della normalizzazione «renziana», mescolato alle allusioni su uno sgombero violento fatte trapelare da Campidoglio e Mibact, «non permettono una trattativa vera. È come parlare con una pistola puntata in faccia – ha detto Montanari – Bisogna avere il tempo per chiarire se il Comune è il proprietario del Valle e quale sarà l’autonomia della fondazione sotto l’ombrello del Teatro di Roma. La chiusura del Valle sarebbe una nuova violenza alla tutela del patrimonio. Questi lavori sono una colossale finzione».

Contro la cancellazione di un’esperienza unica di auto-governo, gli occupanti del Valle combattono coraggiosamente, ma con le spalle al muro. Sulle loro spalle grava l’ambivalenza di messaggi contraddittori da parte delle istituzioni che non è detto verranno risolti oggi in un nuovo incontro con l’assessore Marinelli. Da parte del presidente del teatro di Roma Marino Sinibaldi, incontrato ieri nell’assessorato in piazza Campitelli, c’è la disponibilità a salvaguardare l’attività del Valle.

Le trattative sull’autonomia della «Comune» del Valle nella gestione pubblico-statale del Teatro di Roma si sarebbero arenate. Sul tavolo ci sarebbe questa proposta: trasformare il Valle in «fornitore di format artistici da mettere in scena all’Argentina e all’India». Per gli attivisti, invece, alla fondazione dev’essere riconosciuto il più ampio autogoverno. Su tutto, la spada di damocle del 10 agosto: gli occupanti lascino il teatro ha ribadito Il Campidoglio.

 

L'ex ministro della cultura Bray con Ugo
L’ex ministro della cultura Bray con Ugo

Se per Pippo Civati «il Valle è un’occasione per tutta la politica italiana», per Massimo Bray, predecessore di Franceschini al Collegio Romano, «qui si è tenuta viva una voce della democrazia in questo paese. Vi aiuterò in tutti i modi possibili». Poi il consiglio di Paolo Maddalena: «Vi prego di trattare sempre alla pari. Siete co-gestori del Valle con il Comune di Roma in virtù della Costituzione».