C’è già la data per la mobilitazione sulle pensioni (e contro la manovra). È sabato 2 dicembre. A meno di un assai improbabile ravvedimento totale del governo, la Cgil ha scelto la via della manifestazione nazionale a Roma.

IL DIRETTIVO DI LUNEDÌ SERA – in contemporanea con la partita della nazionale – dopo l’illustrazione dello stato della trattativa da parte di Susanna Camusso, ha dato mandato alla segreteria «a decidere tutte le iniziative di mobilitazione nazionale utili». La linea del parlamentino Cgil è chiara e univoca – solo tre voti contrari da parte della Rete – e fa perno sull’impietoso confronto fra la piattaforma unitaria sulle pensioni di Cgil, Cisl e Uil o gli accordi già previsti per la Fase 2, da una parte, e i risultati sbandierati dal governo nell’ultimo incontro. A parte il conto economico delle misure previste – il governo parla di 300 milioni, l’anno scorso la manovra ne stanziava (a detta dei renziani) 7 miliardi – è la completa assenza di capitoli interi a testimoniare la pochezza dei provvedimenti: niente pensioni di garanzia per i giovani. briciole per il lavoro di cura delle donne, niente in termini di flessibilità in uscita.

ANCHE SUL TEMA DELLE 15 categorie di lavori gravosi a cui non si applicherà lo scatto di 5 mesi a 67 anni di età pensionabile, Susanna Camusso ieri ha sottolineato: «Sono 50 mila le persone che per vecchiaia vanno in pensione ogni anno. Il governo dice che si parla del 10 per cento di quella platea e quindi stiamo parlando di soli 5 mila».

ECCO ALLORA CHE la richiesta della Cgil al governo è molto decisa: «Ci vuole un decreto per bloccare il meccanismo dell’innalzamento. Farsi prendere in giro non serve. Un conto è dire che c’è il blocco e non va avanti nulla, un’altra è dire che dal 2019 l’età aumenta ma nel frattempo discutiamo», spiegava ieri Maurizio Landini.

POSIZIONI CHE LA DICONO lunga su quanto si creda alla possibilità di un accordo nell’incontro definitivo convocato sabato mattina a palazzo Chigi.
Al parlamentino della Cgil però si è discusso – in primis lo ha fatto il segretario dei pensionati Spi Cgil Ivan Pedretti – anche di come evitare di rompere l’unità confederale faticosamente ricostruita in questi anni. L’ipotesi è quella di evitare di firmare il documento del governo e di lasciare al governo stesso presentare l’emendamento alla manovra con le – poche – migliorie uscite dalla trattativa lampo con i sindacati.

UNA POSSIBILITÀ che viene tenuta in considerazione anche da Cisl e Uil, seppur con valutazioni differenti. L’unità è infatti quotidianamente dimostrata sul territorio dove in varie fabbriche si tengono – lunedì alla Whirpool di Cassinetta (Varese) dove ha partecipato il segretario generale Uilm Rocco Palombella – sciopero unitari sulle pensioni.

IERI ENTRAMBE le confederazioni hanno tenuto i loro esecutivi. La Cisl ha risposto direttamente alla Cgil dando mandato ad Annamaria Furlan di «portare fino in fondo il negoziato», di «non disperdere i contenuti sino a oggi realizzati», affinché non si arrivi a scelte che rendano irrilevante la funzione sociale del sindacato». In pratica il ragionamento è: una volta che finalmente ci convocano a palazzo Chigi portiamo a casa un accordo.

LA UIL INVECE ha una posizione mediana. Chiede esplicitamente al governo «interventi per le pensioni dei giovani soggetti a lavori discontinui» e «la proroga dell’Ape sociale al 2019, oltre all’ampliamento delle categorie dell’Ape sociale per il 2018» e si differenzia dalla Cisl soprattutto per la prospettiva di usare «il confronto con le forze parlamentari» come grimaldello per ottenere il congelamento dello scatto d’età pensionabile come da emendamenti promessi da tutte le forze politiche, Pd compreso. E continua a parlare di «mobilitazione a sostegno delle rivendicazioni sindacali unitarie». Ma ad oggi immaginarsi una manifestazione unitaria il 2 dicembre è molto complesso. Quanto che il governo sabato sorprenda tutti.