Tre gruppi di lavoro. Uno per il sostegno della domanda, uno per l’offerta di mobilità, e l’ultimo per il supporto delle infrastrutture. Il tavolo sull’automotive partito ieri al ministero dello Sviluppo economico ha riunito ben 200 componenti fra aziende, istituzioni e sindacati. Il ministro Stefano Patuanelli ha introdotto i lavori proponendo il metodo di lavoro sottolineando il ruolo fondamentale che rivestono gli investimenti in ricerca e sviluppo per il trasferimento tecnologico finalizzati alla produzione di nuovi mezzi di trasporto ecosostenibili, nonché quelli nella formazione continua di tecnici e lavoratori del settore. L’obiettivo è quello di dare impulso a una nuova politica industriale che punti a valorizzare sia il know how aziendale e le competenze dei lavoratori sia la mobilità ecosostenibile.
Era presente anche Fca insieme agli altri marchi del gruppo degli Agnelli, seppur con dirigenti di secondo piano.
Da parte sindacale si è posto l’accento sulla salvaguardia dei posti di lavoro e la capacità produttiva attuali. Francesca Re David per la Fiom ha sottolineato come «la crisi del settore riguarda certamente il principale player in Italia: Fca in cui gli ammortizzatori sociali aumentano anche per la riduzione degli ordini , i dazi, il calo del diesel e dell’evoluzione in corso complessivamente della mobilità».
«L’industria dell’auto è tuttora il primo settore manifatturiero, serve fare sistema, come avviene nelle altre grandi nazioni industriali», dichiarano Tiziana Bocchi, segretaria nazionale Uil e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm. «Il tema dell’automotive deve essere al centro dell’agenda di governo, con confronto periodico coi sindacati per affrontare in tempo le trasformazioni», dichiara Raffaele Apetino della Fim Cisl.