La crisi afghana è una scia di storie e problemi che sconfinano dal «paese degli aquiloni» verso altri stati e continenti. Per questo il Tavolo nazionale asilo, di cui fanno parte una trentina di importanti associazioni, propone alle autorità italiane ed europee un piano integrato e olistico di sostegno umanitario alla popolazione già in fuga o ancora sotto la minaccia dei Talebani. «Non si può dire “li aiutiamo a casa degli altri”, come ha fatto il Consiglio Ue puntando sui paesi vicini. Bisogna garantire a chi vuole raggiungere l’Europa canali sicuri e legali, altrimenti si incentiva il traffico di persone», ha detto Filippo Miraglia (Arci) aprendo la conferenza stampa di ieri a cui hanno partecipato sindacati, Ong e reti di solidarietà.

Seguendo la rotta migratoria che da Kabul porta in Europa sono diverse le richieste avanzate. L’attivazione della direttiva Ue 55/2001, che può valere anche con una maggioranza qualificata, per un piano di evacuazione congiunto e l’equa ripartizione dell’accoglienza tra i paesi membri. In forma complementare, il rilascio di visti umanitari per chi non è riuscito a salire sui voli diretti a ovest e la realizzazione dei ricongiungimenti familiari. E ancora: l’impegno Ue nel reinsediamento dei profughi afghani da paesi terzi; la redistribuzione di quelli intrappolati sulle isole o nei centri di accoglienza ellenici; lo stop a respingimenti e violenze lungo la rotta balcanica; la sospensione dei dinieghi alle richieste di asilo e dei rimpatri per tutti gli afghani, anche riesaminando le decisioni negative del passato. Tra le richieste al governo italiano quella di accogliere i rifugiati all’interno della rete Sai (ex Sprar) con un allargamento dei posti a disposizione (più volte annunciato, ma su cui si attendono ancora decreti e copertura economica).

Le istituzioni europee e i governi nazionali avrebbero la possibilità di dare una grande prova di umanità e responsabilità politica. Ma il vento soffia da tutt’altra parte. Lo dimostrano le decisioni di queste settimane e le parole di ieri del leader ultraconservatore Viktor Orbán: «Ungheria e Serbia fermeranno i profughi afghani. La storia ci ha assegnato il compito di proteggere l’Europa».