La guerra di cifre sulla Torino-Lione crea malumori in seno al governo. Rimangono sotto traccia, ma sono espliciti. Il premier Matteo Renzi, multitasking instancabile, anche dall’Australia ha monitorato la situazione, prendendo le redini della delicata questione. Prima della partenza, aveva chiamato il senatore Pd, il Sì Tav per eccellenza. Stefano Esposito (lo ha dichiarato quest’ultimo su facebook). Dandogli il compito di stilare una nota puntuale sul tema dei costi Tav. Scavalcando, così, l’interlocutore naturale, il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, che ieri in Val di Susa per l’inaugurazione della seconda galleria del traforo autostradale del Frejus, stizzito, ha tagliato corto: «Il senatore Esposito è molto amico di Renzi».
Poi, ha ribadito: «I costi saranno quelli che sono definiti e ci sarà un certificatore scelto dai governi di Italia e Francia. Dobbiamo presentare la richiesta di finanziamento all’Unione europea. L’Ue non vuole costi ballerini ma certi». Lupi tiene, quindi, fermi i 2,9 miliardi di euro stabiliti nel 2012 e rigetta i 6,9 miliardi (al netto del finanziamento europeo), che emergono, invece, dal Contratto di programma Rfi 2012–2016. A cui si aggiungerebbero 800 mila euro per studi e progettazioni, per un totale di 7,7 miliardi a carico del governo italiano.

Il finanziamento europeo, che Italia e Francia devono chiedere entro fine febbraio, rimane, in realtà, una chimera. Sono 26 i miliardi che l’Ue stanzierà per i trasporti nel corso del periodo 2014-2020. Ma, come hanno spiegato la scorsa settimana i tecnici No Tav, il bando a cui può partecipare Roma offre al massimo 5,5 miliardi da dividere per diverse opere europee, tunnel del Brennero compreso. Nel frattempo, Esposito, vicepresidente della Commissione Trasporti al Senato, ha preparato la relazione sul Tav, che presenterà nei prossimi giorni a Renzi. Esposito denuncia gli errori di calcolo nel documento di Rfi (firmato, tra l’altro, da Lupi), la diffusione di costi infondati e «gonfiati» in assenza di un pronunciamento del Cipe e chiede che vengano individuati i responsabili.

Ieri, il senatore Esposito – quasi ministro dei Trasporti in pectore – era all’inaugurazione della seconda canna del Frejus. Vicino a un imbarazzato e demansionato Lupi, che alla domanda su un’eventuale richiesta di Ferrovie di una revisione dell’analisi costi-benefici, ha risposto: «Non credo che Fs l’abbia avanzata. Eviterei strumentalizzazioni, dico con molta forza a Fs: facciano le Ferrovie. E a Rfi: realizzi le opere nei tempi giusti, non solo le grandi opere, ma anche quelle che riguardano la manutenzione straordinaria, come richiede il dissesto idrogeologico». «Come la Tav, l’Autofrejus con la doppia galleria è una grande realtà, non un sogno» ha detto Lupi. Il raddoppio del tunnel è costato 407 milioni di euro, equamente ripartiti tra Italia e Francia. Lungo quasi 13 chilometri, sarà aperto al traffico solo all’inizio del 2019. I No Tav, invece, torneranno in piazza sabato prossimo, a Torino.