Sergio Foà, professore di Diritto amministrativo all’Università di Torino, ha redatto un rapporto giuridico dove descrive i possibili scenari in caso di mancato avvio dei lavori relativi alla fase definitiva del Progetto Torino-Lione, ossia lo scavo del tunnel di base di 57,5 chilometri.

Professore, dove non arriva la volontà giunge il caos.

A volte accade anche questo e probabilmente le recenti vicende sul Tav potrebbero essere spiegate con questa sintesi. Sicuramente siamo in una situazione caotica che rende più difficoltosa la realizzazione della Torino-Lione. Una maggioranza che sfiducia se stessa è il colmo, al di là del Tav: il caos è la sintesi.

Cosa è successo?

Il governo è in crisi nel momento in cui è aperto un dialogo tra l’Inea (l’Agenzia che finanzia i progetti dei vari corridoi europei, denominati Ten-T) e il ministero delle Infrastrutture e trasporti. Dialogo interrotto perché l’Agenzia chiedeva al ministero quale era la posizione italiana sulla Torino-Lione e il ministero, in una lettera non firmata dal ministro Toninelli per altro, rispondeva in via interlocutoria su due punti: uno tecnico, rimandando a non esplicitati problemi della stazione appaltante Telt inerenti il rispetto delle scadenze, e uno politico, in cui vi è un richiamo alla nota del presidente del consiglio Giuseppe Conte. Il quale, nel suo famoso intervento facebook, quindi non mediante gli ordinari canali istituzionali, rimetteva la decisione del governo al parlamento e alla sua sovranità. In questa condizione caotica il dialogo si è interrotto.

Ma il presidente Conte ha detto che la Tav oggi conviene farla. Scatenando un putiferio, per altro…

Nel video social il presidente ammette che lo scenario è cambiato rispetto a marzo, in virtù dei nuovi finanziamenti europei che renderebbero più vantaggioso terminare l’opera anziché interromperla. Ma nello stesso discorso Conte ha una chiusura dubitativa, nella quale dichiara che allo stato non è in grado di garantire che davvero interverranno i finanziamenti aggiuntivi promessi dall’Unione europea. In sintesi: uno scenario cambiato, ma sotto condizione.

Perché le varie votazioni alla mozioni non sono sufficienti?

In parlamento, al senato, si presenta un governo in assenza del presidente del consiglio, con la maggioranza spaccata in cui i due “alleati” votano in maniera opposta sulle mozioni Tav. Due ministri si votano contro: Salvini e Toninelli. In seguito uno dei due partiti presenta una mozione di sfiducia al governo proprio sulla Torino-Lione. Abbiamo detto che l’Inea attende letteralmente una decisione definitiva da parte dello Stato italiano: in questo contesto caotico è chiaro che nessuna posizione definitiva è stata espressa. Le mozioni pro Tav votate in Senato, diverse tra di loro e generiche, in un contesto politico come quello attuale difficilmente possono rappresentare la posizione “definitiva” dello Stato italiano.
Una posizione di sintesi, che dovrebbe essere espressa dal presidente del Consiglio ufficialmente, oggi non c’è. La stessa lettera del ministero delle Infrastrutture, non firmata dal ministro, ha passaggi interlocutori e ambigui. Non parliamo poi dei messaggi facebook.

Cosa accade ora sul piano reale?

Inea ha spostato la scadenza al 30 settembre, a causa dei tempi tecnici più lunghi, quindi siamo ancora in una fase di trattativa. Bisogna capire se il tempo che passa faccia sopravvenire un ulteriore differimento oppure no. Detto questo Telt lamenta già ora difficoltà a rispettare alcune scadenze fissate dall’Unione europea, con il rischio di perdere finanziamenti. Non è dato conoscere quali criticità Telt abbia riscontrato, visto che la lettera trasmessa al ministero non è pubblica.

Quindi ha ragione Salvini: Conte è un No Tav mascherato…

Conte non è un No Tav mascherato, credo sia una persona piena di dubbi. Se lo fosse stato avrebbe avuto un coraggio diverso e avrebbe agito in maniera diversa. Ha cambiato idea in pochi mesi, dopo un’analisi costi benefici che stroncava il progetto, adesso afferma che vi sono sopravvenienze positive e nello stesso tempo solleva il dubbio che si verifichino concretamente. Direi una persona piena di dubbi sulla effettiva bontà dell’opera.

Un ipotetico nuovo governo Pd-5Stelle dovrebbe affrontare il nodo Tav? In che tempi?

Un nuovo scenario politico in parlamento richiederebbe sicuramente di ridiscutere la bontà del progetto Tav, anche alla luce dei rapporti con la Francia e dei flussi finanziari, tutt’altro che definitivi. I tempi dipendono da un eventuale nuovo rinvio da parte della Commissione Europea e dell’Inea, ma potrebbero essere anche celeri.