I romanzi polizieschi si chiamano gialli in Italia ma novelas negras in spagnolo: per anni la critica si è dibattuta su cosa determinasse questa diversa nomenclatura, arrivando alla conclusione che i detective spagnoli fossero molti più “scuri” di quelli italiani: debitori diretti dei protagonisti degli hard boiled nordamericani, gli investigatori spagnoli hanno spesso un passato misterioso o irregolare, indagano su casi minori, dedicandosi invece a un analisi piuttosto accurata della realtà sociale circostante; non sono mai né buoni né cattivi. Il più famoso tra loro è l’indimenticabile Pepe Carvalho, nato dalla penna del barcellonese Manuel Vázquez Montalbán, morto nel 2003, lo scrittore che ha ispirato Andrea Camilleri per il suo commissario Montalbano. Dopo gli innumerevoli adattamenti per la televisione e il cinema, arriva in libreria Carvalho, Tatuaggio adattamento a fumetti firmato dallo sceneggiatore Hernán Migoya e dal disegnatore Bartolomé Seguí, che abbiamo intervistato.

Considerata l’importanza di Tatuaggio nella letteratura spagnola contemporanea e in generale il ruolo del suo autore nel panorama della letteratura della Transición, com’è nata l’idea di un fumetto sulla prima avventura di Pepe Carvalho?

H. Migoya (M): La novela negra o criminale è stata nella mia infanzia come i libri di racconti per la maggior parte dei bambini: dai 10 ai 15 anni ho divorato decine di polizieschi, infatti ogni volta che esce un mio libro la gente mi chiede perché non scrivo letteratura di genere, o perché non creo un mio proprio detective. Credo che questo non accada perché ho troppo rispetto per il genere. Ricordo per esempio l’impressione che mi fece leggere il durissimo romanzo di Giorgio Scerbanenco, I ragazzi del massacro, quando avevo 10 anni. Difficile dimenticare le torture della polizia contro gli adolescenti! I romanzi di Carvalho oggi sono una chiave unica per capire le idiosincrasie della società spagnola e l’evoluzione della sua democrazia e offrono uno sguardo privilegiato su una Barcellona mitica e affascinante, che ormai non esiste più. Ero già fanatico dei suoi romanzi, quando a 15 anni conobbi Manuel Vázquez Montalbán in visita alla biblioteca del mio paese; poi quattro anni fa mi presentarono suo figlio, anche lui scrittore, Daniel Vázquez Sallés, dicendomi che ci somigliavamo e che ci saremmo piaciuti. In effetti fu così; la stessa notte ci ubriacammo e mi venne a mente che Carvalho non era mai stato adattato a fumetti. Gli proposi l’idea e mi garantì che avrebbe fatto il possibile per portare a termine l’impresa. Tatuaggio esiste grazie a Daniel. Poi ho portato il progetto a Norma Editorial (una grande casa editrice di fumetti barcellonese) e quando mi hanno chiesto che disegnatore avrei visto bene nel progetto ho risposto ovviamente Bartolomé Seguí. E il sogno è divenuto realtà.

Bartolomé Seguí, come hai reagito alla proposta?

S: Con totale entusiasmo. Pepe Carvalho è il primo grande detective della novela negra spagnola e mi sbilancerei a dire che è anche uno dei personaggi più importanti della letteratura spagnola. Inoltre i romanzi di Vázquez Montalbán sono molto più che racconti polizieschi, sono una cronaca sociale e politica della Spagna recente, e un ritratto di Barcellona, che è la città dove si muovono i personaggi. Io a Barcellona sono arrivato negli anni ’80, quando ho iniziato a fare fumetti, l’ho scoperta nelle sue strade e nei suoi abitanti, e nei romanzi di Pepe Carvalho, la cui influenza mi condizionò tanto da far sì che il mio primo personaggio fosse proprio un detective che si muoveva per le strade di Barcellona. Per me è stato un regalo disegnare il suo primo adattamento a fumetti.

Carvalho è senza ombra di dubbio un personaggio indimenticabile perché unisce i tratti del genere hard boiled con un gusto tipicamente spagnolo, anche se sappiamo che in realtà Pepe il detective simbolo della Barcellona della transizione fu prima di tutto, un immigrato galiziano. Per la caratterizzazione del personaggio avrete seguito le indicazioni dello stesso Montalbán, ma come avete lavorato per trasmettere la complessità di questo personaggio?

M: Carvalho è un personaggio contraddittorio come tutti gli spagnoli. Siamo veramente difficili. Ideologicamente radicali, ma molto sottomessi nella realtà; ci lamentiamo di tutto ma non siamo capaci di nutrire i nostri sogni; critichiamo molto, ma non cambiamo niente; quarant’anni di dittatura, altrettanti di monarchia, la nostra incapacità di convivere con coloro che la pensano diversamente da noi…Carvalho in questo senso ci rappresenta molto bene. Rileggendolo oggi ciò che mi affascina di più è non dimostri entusiasmo neanche di fronte alla prospettiva di un processo democratico, cosa che capitò a molti spagnoli, incluso mio padre, che era comunista, figlio di un minatore vittima della rappresaglia dal franchista. Tra l’altro io sono “charnego” (immigrato in Catalogna da una regione dove non si parla catalano), come Pepe: i miei genitori venivano dalla zona de El Bierzo, a sud della Galizia e io sono cresciuto nella periferia operaia di Barcellona. Capisco questa sensazione di diversità, di “essere altro” di fronte al sentimento di appartenenza territoriale degli altri personaggi. Non mi sono mai sentito di appartenere a un solo luogo e per questo mi considero, come fa Carvalho, escluso dal gioco politico e patriottico. Vivo da molti anni in Perù e i miei amici peruviani che hanno letto Tatuaje mi dicono che il mio disincanto per il mio paese è simile a quello che vive nel personaggio di Montalbán.

Certo, Pepe Carvalho ha molti punti a favore per farsi amare dai lettori (e dalle lettrici). Nel vostro caso cos’è ciò che amate di più del personaggio e in generale, del suo autore?

S: Come accennavo prima, Carvalho è stato il primo detective spagnolo tosto come quelli americani, ma si muoveva in scenari riconoscibili. Un detective senza complessi, all’altezza di un Sam Spade o de un Philip Marlow. Montalbán è stato uno degli autori spagnoli più influenti e più benvoluti. È stato romanziere, giornalista, poeta, critico, gastronomo e culé (tifoso del Barça), uno di quegli uomini ai quali si riesce a perdonare, incluso il fatto-a posteriori-che Pepe Carvalho sia così machista.

M: Io sono fan di Charo: il fatto che la coprotagonista sia una prostituta è uno shock per il modello anglosassone del genere poliziesco, perché si fa fatica ad accettarlo. La sua relazione con Carvalho è molto tossica, ma lei è una donna che si è fatta da sola, dal basso, una lottatrice. Se mi offrissero di scrivere altre storie su Carvalho, risponderei che preferisco concentrarmi sulle storie meno conosciute de Charo. La vendicheremo nel prossimo albo!

Ci sono parti nelle nuvolette che rappresentano il discorso interiore di Carvalho, fondamentale per capire questo suo carattere né buono né cattivo. Ho avuto la sensazione che fossero prese direttamente dal romanzo, è così?

M: Sì, ho bevuto direttamente dalla fonte dell’originale. C’è gente che pensa che la novela negra appartenga al genere d’azione, ma non ha letto i classici. Il discorso interiore di Carvalho serve per stabilire il personaggio ma anche per infondere nel tono narrativo hard boiled questo contrappunto poetico e malinconico che rende indimenticabili le storie di Montalbán. Nelle storie di Carvalho, come in quelle di Philip Marlow, Lew Archer, o il mio detective americano preferito, Travis McGee, i casi sono un dettaglio, un pretesto per analizzare e mettere in discussione la società.

Che parti del romanzo sono state tagliate dalla sceneggiatura del fumetto e perché?

Interessante…Tatuaggio è un romanzo concepito ancora secondo il modello americano, non è ancora così schierata come invece saranno i romanzi successivi. Ho eliminato le digressioni che uno scrittore così libero e colto come Montalbán poteva permettersi e le ripetizioni, talvolta fondendo varie sequenze. Per i personaggi ho scelto dialoghi fondamentali, che li definissero senza disperdere la loro essenza.

Bartolomé il tuo stile si è adattato al registro di Montalbán: come hai lavorato sui disegni e che cos’hai usato per colorare?

S: Cerco di adattarmi sempre a ciò di cui una storia ha bisogno. Il cinema mi piace molto per cui mi trovo sempre a pensare chi potrebbe interpretare un personaggio nella vita reale. Accontentare l’immaginario di lettori diversi, per primo quello dell’autore che aveva espresso preferenze per l’adattamento cinematografico: per interpretare Carvalho gli sarebbe piaciuto Trintignant o Ben Gazzara. Abbiamo optato per il secondo. La tecnica è la stessa che uso da anni, grafite senza inchiostratura e colore digitale.

In un poliziesco le atmosfere sono molto importanti. Ho trovato molto riuscito il gioco di luci e ombre, quello delle foglie degli alberi sulle Ramblas, per esempio, ma anche la luce che esce dai bar del Raval di notte. Credo che tu sia riuscito a trasmettere molto di quell’amore maledetto che legava Montalbán a Barcellona.

Una delle virtù dei romanzi di Montalbán è che ripercorrono cronologicamente la Transizione spagnola, dai primi anni grigi post dittatoriali alla modernità della città post olimpica. Il personaggio invecchia e il paesaggio cittadino si evolve e si trasforma. Più che una documentazione fotografica mi interessa l’ambientazione emotiva che si ottiene attraverso il colore. Fortunatamente sono stato testimone oculare di quest’evoluzione e cronista grafico innamorato della città dove questi cambiamenti avvenivano. È stato molto semplice disegnare una città che conosco bene…non ci sono trucchi, solo un’inclinazione agli ambienti urbani e i dettagli che li rendono credibili…nessun problema con strade e automobili, basta che non mi diate da disegnare cavalli in una prateria!