Il governo deve proprio essere alla frutta se rilancia la riduzione delle tasse. Ovviamente la riduzione di tasse sarà sul modello Reagan. Infatti, al governo chiariscono che riducono le tasse solo se la Commissione Europea permette di avvicinare la soglia del 3% di deficit. Tra previsioni, realtà e ubriachi sotto il lampione (Bertolt Brecht), il governo reclama qualcosa come 29 mld di euro all’Europa. Ovviamente i privilegiati saranno i soliti noti. Ma il punto non è questo. Mentre i privati non fanno niente per dare uno scrollone al paese, in realtà sono così modesti che è forse un bene se non facciano niente, questi soldi sarebbero utilizzati solo per aumentare i profitti! Ma il problema non erano i bassi investimenti?

L’incapacità del governo di «governare la formazione della spesa», di sostenere la crescita, di stimolare gli investimenti precipita nella solita richiesta di maggiore deficit. Non deficit per nuovi investimenti, piuttosto deficit per «consolidare la rendita»; i profitti dovrebbero rientrare nel circuito economico via nuovi investimenti, ma gli imprenditori si guardano bene dal realizzarli. Quanti sanno che gli investimenti delle imprese private in Italia sono diminuiti del 35%?

Nessun paese europeo è riuscito a fare meglio di noi, fortunatamente. Questi sono investimenti in nuovi macchinari che, con il passare del tempo, sono ormai diventati vecchissimi (D. Palma).

Tanto fumo e niente arrosto. Qualcuno si è domandato come faremo a coprire i quasi 20 mld di clausola di salvaguardia, cioè maggiore Iva o minori servizi? Qualcuno si è domandato come faremo a coprire l’aumento del deficit legata alla minore crescita del Pil? Il 2016, se andrà bene, non andremo molto oltre lo 0,6%. Qualcuno si è domandato come rispetteremo il fiscal compact dato che la flessibilità è una tantum? Sfidare la Commissione Europea per ridurre le tasse non è proprio un progetto politico. Non è né di destra, né di sinistra. È semplicemente sciocco e sbagliato in una fase così delicata. Ci sarebbe la possibilità di convergere assieme ad altri paesi per tenere fuori dal calcolo del rapporto deficit/Pil gli investimenti. Non scherziamo! Qui la rendita è sovrana e sono loro a votarci. Sebbene siano cadute nel baratro le politiche reaganiane con la crisi del 2007, qualcuno è rimasto ancora all’era degli Yuppies. Se l’Ocse e il Fmi sollecitano nuovi investimenti pubblici e si espongono in questo modo vuol dire che siamo proprio nella terra di nessuno.

Christine Lagarde (Fmi) più a sinistra di Renzi è dura, ma questo ci tocca.