Lo strappo era nell’aria da tempo. Tant’è che lo stesso sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, commentando l’accaduto, non si è mostrato sorpreso della decisione dei 17 consiglieri comunali, di maggioranza (otto) e opposizione, di rassegnare le loro «dimissioni irrevocabili», causando la caduta dell’amministrazione di centrosinistra in carica dal maggio 2017.

I firmatari hanno protocollato ieri mattina il documento a Palazzo di Città, sottoscritto dinanzi ad un notaio: ora toccherà al prefetto nominare un commissario che gestirà l’ente nei prossimi mesi. Alla base della decisione, più che contrasti di natura politica che comunque non sono mai mancati, le strategie in vista dell’appuntamento elettorale della prossima primavera, quando i tarantini torneranno a scegliere il primo cittadino e il nuovo consiglio comunale.

Immediata la reazione del Pd locale, regionale e nazionale, che ha confermato vicinanza e sostegno a Melucci, ribadendo quanto annunciato mesi fa, ovvero la ricandidatura dello stesso senza se e senza ma. Il sindaco ha parlato di «tradimento e atto vile nei confronti della città, messo in atto da un manipolo di persone che ricatta l’amministrazione e frena lo sviluppo della città, percependo nel contempo lauti stipendi in qualità di assessori, presidenti di partecipate o altro» Anche il governatore Emiliano ha parlato di «oltraggio politico, una giornata triste per Taranto e la Puglia».

Ma tra i banchi dei dimissionari, i malumori per la gestione dell’ente pubblico da parte di Melucci non sono mai mancati. Spesso accusato di favorire un gruppo di assessori a lui vicino, attraverso incarichi ad hoc. Così come, al di là delle dichiarazioni di facciata, spicca la scelta “dimissionaria” del consigliere comunale e regionale Massimiliano Stellato, esponente di Puglia Popolare che in Regione è nella maggioranza che appoggia Emiliano. Difficile pensare che abbia agito in solitudine, dopo che ad ottobre aveva dato vita ad un nuovo gruppo politico i «Federati», a cui avevano aderito un altro consigliere comunale della maggioranza non dimissionario, Piero Bitetti (Italia in Comune), ed un altro ex storico esponente del Pd locale, Walter Musillo (Indipendenti): tutti e tre avevano loro esponenti in maggioranza con diversi incarichi.

Esulta il centrodestra, da oltre 15 anni assente nel governo delle città: dalla Lega a Fratelli d’Italia si certifica «il fallimento dell’amministrazione Melucci», dicendosi pronti a vincere le prossime elezioni. Senza dimenticare il Movimento 5 Stelle, che alle Politiche 2018 ottenne il 47% dei voti, che ha perso tre parlamentari su cinque, ma che in città può contare su un fedelissimo dell’ex premier Giuseppe Conte, il senatore Mario Turco fresco di nomina a vice presidente del Movimento e a cui l’ex premier ha affidato la direzione della scuola di formazione politica. Che in molti vorrebbero candidato sindaco. A Taranto è già campagna elettorale.