L’incontro in prima persona con il premier Conte di venerdì scorso, ha ridato vigore alle protesta, in verità mai sopite, dei cittadini di Taranto che vogliono la chiusura dell’Ilva, la bonifica delle aree interne ed esterne al siderurgico con il reimpiego degli operai stessi nelle attività, e la riconversione economica del territorio.

Con rinnovato spirito combattivo, ieri mattina una delegazione di una trentina di mamme aderenti ai vari comitati cittadini si sono ritrovate per un sit-in simbolico sul ponte girevole di Taranto, che collega la città vecchia alla nuova. Hanno esposti vari cartelli, che riportavano frasi come: «Chiusura e riconversione unica soluzione», «I bambini di Taranto vogliono vivere», «Ilva is killer», «Taranto non si arrende».

L’iniziativa ha posto l’accento sull’inquinamento di natura industriale a cui la città è esposta da decenni. A partire dall’ex Ilva, per la quale a Taranto si vive «una situazione paradossale perché abbiamo una zona franca per quanto riguarda la legge: la Costituzione si applica ovunque ma non a Taranto. Non possiamo più sacrificarci in nome del Pil», hanno dichiarato le donne presenti al sit-in. Ma non c’è solo l’Ilva: «C’è l’Eni e una serie di insediamenti impattanti che stanno rovinando completamente l’economia alternativa di Taranto. Siamo una città meravigliosa, ricca di storia, possiamo tranquillamente vivere di altro. La grande industria non ci dà pane ma solo morte». A tal proposito nelle mani del premier è stato consegnato il Piano Taranto, piattaforma di rivendicazioni che indica le proposte dei vari movimenti per uno sviluppo alternativo.

Nel pomeriggio si è invece svolto un vertice a Bari, presso la sede regionale della Regione Puglia, convocato dal governatore Michele Emiliano. A cui hanno preso parte le organizzazioni sindacali, una delegazione di operai del siderurgico, il presidente della Provincia e il sindaco di Taranto. Quest’ultimo, nel corso della giornata di ieri, ha avuto un nuovo colloquio telefonico con il premier Giuseppe Conte, che ha aperto un tavolo di crisi su Taranto mantenendo contatti diretti e quotidiani con le istituzioni locali, per informarle e aggiornarle sulla situazione, in vista anche del possibile incontro con i vertici di ArcelorMittal che dovrebbe svolgersi nei prossimi giorni a Palazzo Chigi.

Nella riunione barese, le parti si sono ritrovate concordi nel dare vita ad una piattaforma unica da proporre al Governo, che veda al centro il processo di decarbonizzazione della fabbrica fondamentale, per le istituzioni locali, per coniugare la continuità produttiva dello stabilimento e al contempo la tutela della salute e dell’ambiente. La Regione ha preso l’impegno di redarre un piano complessivo da presentare all’Unione europea per richiedere il finanziamento del progetto di decarbonizzazione e la sua innovazione tecnologica. Che dovrà avvenire sia che ArcelorMittal resti, sia che la gestione del siderurgico passi in nuove mani. In merito agli eventi dell’ultima settimana, il governatore Emiliano ha dichiarato che «se dobbiamo rinegoziare l’accordo del 6 settembre lo dobbiamo fare garantendo i posti di lavoro ma anche rimodulando il piano ambientale per una effettiva tutela della salute».

Infine, è stata smentita la notizia secondo la quale l’azienda avrebbe sospeso lo sbarco delle materie prime. Il servizio, interrotto venerdì per dei problemi con le aziende che si occupano di pulire i palazzi dove avviene lo scarico, è infatti ripreso ieri.