Un incontro per provare a intraprendere un dialogo di cui al momento è difficile prevedere i risultati. Soprattutto un passaggio obbligato, dopo aver conquistato tutti i seggi uninominali in Puglia ed essere a un passo dal governo politico con la Lega. Un atto dovuto dopo aver passato gli ultimi anni a fare della vertenza Ilva una bandiera di opposizione e di protesta rispetto ai governi targati Partito democratico. E così che ieri mattina a Taranto, i parlamentari ionici del Movimento 5 Stelle, insieme ai rappresentati locali e regionali e all’eurodeputata pentastellata Rosa D’Amato, hanno incontrato i sindacati metalmeccanici Fiom, Fim, Uilm, Usb, Ugl e FlmU Cub, con la supervisione del parlamentare nonché economista del movimento Lorenzo Fioramonti, incluso nei giorni scorsi tra i papabili per un posto al ministero dello Sviluppo.

UN INCONTRO DURATO oltre due ore, al termine del quale però i dubbi sul «che fare» della vertenza Ilva restano tutti. I parlamentari pentastellati hanno ribadito il loro punto di vista di partenza, ovvero chiudere le fonti inquinanti in maniera programmata e dare vita a una riconversione economica del territorio. In che tempi e in che modalità non è stato però chiarito. Lo stesso Fioramonti ha infatti dichiarato che la chiusura dell’Ilva non dovrà avvenire in 20 o 30 anni, ma nemmeno in un anno o sei mesi. Che il Movimento ha voglia di dialogare con tutti gli attori del territorio, Comune e Regione Puglia compresi, nonché con coloro che di siderurgia se ne intendono. E che quello avviato è un percorso da intraprendere «con metodo nel tempo», è stato detto, pur avendo l’alleato di governo che anche ieri, per bocca di esponenti pugliesi della Lega, è andato giù duro definendo «da pazzi» l’idea di chiudere l’Ilva. Con Forza Italia che ha accusato i 5Stelle di voler «veder fallire l’economia pugliese, che dipende al 50% dall’Ilva».

POCO CHIARA ANCHE la posizione nei confronti del futuro acquirente, il colosso ArcelorMittal che dal 1 luglio diventerà a tutti gli effetti il proprietario di tutti gli asset industriali di Ilva, Taranto compresa, che ha ricevuto anche l’ok condizionato all’operazione da parte della Ue. Fioramonti ha detto che «quando saremo al governo ci muoveremo per garantire la continuità salariale e reddituale e interverremo per evitare che qualunque altro tipo di accordo che non abbia visto la condivisione delle parti sociali venga intrapreso. Una volta al governo saremo in grado di dirvi quali sono esattamente gli elementi tecnici che avremo a nostra disposizione».

DA PARTE LORO I SINDACATI hanno ascoltato e ribadito le proprie posizioni, seppur con toni differenti. In particolar modo la Fiom Cgil, che accogliendo positivamente l’apertura al dialogo da parte del Movimento 5 Stelle, ha subito avanzato delle richieste. Come il riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale introducendo le linee guida di valutazione di impatto ambientale e sanitaria «necessarie a salvaguardare l’ambiente e la salute», l’unica vera azione che può fare il nuovo esecutivo nei confronti dei nuovi acquirenti. Chiedendo anche un intervento ad hoc per la bonifica delle oltre 3750 tonnellate di amianto ancora oggi presenti in Ilva. O la possibilità di estromettere gli attuali commissari dell’amministrazione straordinaria, «responsabili insieme ai governi passati di aver sottoscritto un contratto di aggiudicazione che di fatto ha lasciato nelle mani di ArcelorMittal il futuro occupazionale, ambientale e della siderurgia».

PIÙ CRITICA LA FIM CISL, che ha sottolineato la «genericità e approssimazione» delle posizioni dei parlamentari a 5stelle e la mancanza di dettagli sulla chiusura programmata e la riconversione economica. La Uilm ha invece dettato le sue condizioni: «Avere una fabbrica che deve continuare a marciare, che cambi radicalmente sul piano della sicurezza e dell’impatto ambientale, mettendo ovviamente al riparo l’occupazione». L’unico che ha mostrato soddisfazione è stato il governatore pugliese Michele Emiliano, che ha parlato di «segnale di cambio di metodo rilevante rispetto al passato», apprezzando «l’attenzione rivolta al processo di decarbonizzazione portato avanti dalla Regione».