Taranto e Lecce, gli unici due capoluoghi di provincia della Puglia, decideranno al ballottaggio il prossimo sindaco. Dopo uno scrutinio durato quasi 20 ore, le urne hanno dato il loro responso: nonostante i timori e le attese della vigilia, centrodestra e centrosinistra hanno tenuto e contenuto il fronte della protesta, del voto di pancia e dell’astensionismo. Così come non c’è stata la temuta valanga del M5S.

A Taranto, nella città dell’Ilva e dei tanti veleni non solo ambientali, il primo dato, seppur atteso, è ancora una volta l’astensionismo: alle urne si è recato soltanto il 58,51% degli elettori, confermando il declino del 2012 quando si registrò un poco più che lusinghiero 62%. Questo nonostante i 10 candidati sindaco, un esercito di 1137 candidati consiglieri e ben 37 liste, record assoluto in Italia.

Altro dato importante, dopo il decennio targato centrosinistra, è la resurrezione del centrodestra, scomparso dai radar elettorali dopo il più grave dissesto finanziario per un comune mai registrato in Europa, provocato dalla seconda giunta Di Bello di marca FI, nel 2006: Stefania Baldassarri, direttrice del carcere di Taranto, è arrivata prima ottenendo il 22,27% dei voti, grazie alle 8 liste, tra cui Forza Taranto e Direzione Taranto.

Rinaldo Melucci, candidato del Pd, primo partito in città, del Psi e di altre 5 liste civiche, ha ottenuto il 17,92%.

Dietro, Mario Cito (Lega d’Azione Meridionale), figlio del più famoso Giancarlo, non andato oltre il 12,46%, ma soprattutto il M5S, vero sconfitto di queste elezioni: il candidato Nevoli si è fermato al 12,43%, anche e soprattutto a causa delle divisioni interne al movimento tarantino.

L’altra storica diaspora interna del movimento ambientalista non ha fatto altro che il gioco delle due grandi coalizioni: Vincenzo Fornaro, l’allevatore che nel 2008 vide distrutto il suo allevamento poiché contaminato da diossina e appoggiato da Verdi, Possibile e DeMA, si è fermato al 9,76%; l’ex procuratore capo Sebastio, che condusse l’inchiesta sul presunto disastro ambientale dell’Ilva, ha ottenuto il 9,25%, sostenuto anche dal Prc e SI.

Anche a Lecce vince il centrodestra, come era nelle previsioni, senza però sfondare al primo turno come avvenuto nel 2007 e nel 2012. Anche qui a pesare sull’esito del voto le divisioni interne alla coalizione. Nella città barocca però, la situazione è molto più lineare rispetto a Taranto. Il giornalista di Porta a Porta Mauro Giliberti (sostenuto da FI, Direzione Italia, FdI e una serie di liste civiche) ha ottenuto il 45% e dovrà vedersela al ballottaggio contro il candidato del Pd e del centrosinistra Carlo Salvemini, che è al 29%.

L’ago della bilancia sarà Alessandro Delli Noci, altro esponente di centrodestra e candidato per un movimento civico di centro, che farà pesare il suo 17%. Con il sostegno di quest’ultimo a Giliberti tutt’altro che scontato.