Sono giunti nel primo pomeriggio di ieri nel porto di Taranto, a bordo della nave San Giorgio, 1.170 migranti soccorsi negli ultimi giorni dalla Marina Militare nel canale di Sicilia, nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum. A partire dal mese di maggio, e soprattutto nelle ultime settimane, il capoluogo ionico ha accolto oltre 6.000 migranti (cinque sbarchi, negli ultimi dieci giorni), poi ripartiti quasi tutti verso altre destinazioni, in particolare verso le città del nord Italia, per poi raggiungere amici e parenti nei vari paesi europei, per completare il «Viaggio». Dei precedenti arrivi infatti, sono rimasti a Taranto soo 40-50 migranti.

Variegata la nazionalità dei migranti giunti ieri: 524 siriani, 115 pakistani, 112 palestinesi, 79 del Bangladesh e i restanti dell’Africa sub sahariana (di cui 849 uomini, 148 donne e 174 minori): per i prossimi giorni saranno ospitati in una ex struttura scolastica, una palestra e un mercato, oltre che, anche se in numeri minori, in strutture di accoglienza.

Immediata è partita la macchina dell’accoglienza e della solidarietà, con la fattiva partecipazione di associazioni e decine di cittadini. «La città è più preparata del solito – ha dichiarato il sindaco Stefàno che si è recato sul posto – perché oramai le istituzioni, tutti gli operatori, le forze di polizia, il volontariato hanno fatto esperienza e quindi siamo prontissimi». Non appena scesi dalla San Giorgio, i migranti hanno ricevuto acqua e cibo che i musulmani, essendo iniziato domenica il ramadan, hanno consumato dopo il tramonto. «Seicento rimarranno tra Taranto e provincia – ha spiegato il sindaco – il resto andrà in altre città della Puglia». Come confermato dall’assessore regionale alla Cittadinanza sociale, Guglielmo Minervini: «Taranto da sola non può farcela. Gli sbarchi e i fenomeni migratori sono una questione grande, nella quale tutta la Puglia è pronta a fare la sua parte, con la generosità e il coraggio di sempre».

Ma oltre alla carenza delle strutture, c’è da fare i conti con il problema sanitario. Nonostante le rassicurazioni giunte dalla Croce Rossa nei giorni scorsi infatti, nella giornata di ieri si è diffusa la notizia secondo cui alcuni militari avrebbero contratto forme di infezione tubercolare durante gli interventi di assistenza ai profughi. Per questo il sindaco Stefàno ha inviato un appello al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, «affinché, per quanto di rispettiva competenza, attraverso i propri organismi, individuino e destinino alle attività di accoglienza solo quei volontari e quelle unità per i quali è accertata la condizione di non rischio». «È facile supporre – sottolinea Stefàno – che qui approderanno nell’immediato futuro altri migranti nordafricani. Con questa prospettiva – conclude il sindaco – è legittima la preoccupazione che i tanti volontari addetti ai servizi di assistenza a terra possano contrarre tale infezione, se non sono già venuti a contatto con il bacillo di Koch».

Ma al di là della doverosa accoglienza e della splendida solidarietà dei cittadini di una Taranto da sempre amante dei forestieri, che si confondono con i fiumi di retorica ipocrita e polemica politica, resta un’unica verità: che il fenomeno dei migranti ha radici storiche lontane, di cui soprattutto l’Europa ne porta colpe e responsabilità, che hanno i loro effetti nefasti ancora oggi. Il vero obiettivo è soltanto uno: consentire a ogni essere umano di vivere con dignità nel luogo in cui è nato.