Gaia Servadio: avevamo molte cose in comune e all’incirca la stessa età – Gaia del ’38, io del ’36. Ci siamo conosciuti molti anni fa, nel 1958 se non vado errato, in uno dei più bei posti di Firenze, a I Tatti, dove lavorava come assistente del nume tutelare di Bernard Berenson, Willie Mostyn-Owen suo fidanzato. Gaia era bellissima, bionda, bizzarra, originale, pronta a dire qualunque cosa le saltasse per la testa, incuriosiva spesso, ma senza mai essere offensiva. A I Tatti sorprendeva, credo, per quello spirito molto personale che divertiva sempre tutti – e il pubblico era molto variegato in quello splendido teatro. Nei suoi diari il genius loci scrisse il 2 giugno 1957 (Berenson aveva 92 anni, Gaia non ancora 20): «Partiamo per Napoli alle 17.00. Ci accompagnano alla stazione W. Mostyn-Owen e la sua ragazza ovviamente destinata ad essere une femme fatale».
Il tempo non dette ragione al grande saggio: Gaia divenne una brillante scrittrice, giornalista e autrice di più di una trentina di libri, alcuni quasi pornografici, altri, come la biografia di Luchino Visconti, colmi di notizie e di informazioni originali, nessuna, credo, banale.
I suoi scritti diverranno ancora più noti col tempo: ha vissuto più in Inghilterra che in Italia, ciò che non sempre aiutava la sua fama, come accade spesso coi bilingui che amano vivere nel contempo in più luoghi e per questo diventano più chic che ammirati.
Lungo la mia lunga vita non frequentai Gaia come avrei voluto anche se seguivo, purtroppo un po’ a distanza, i suoi non pochi successi: più volte la incontrai da John Pope-Hennessy, amico di ambedue e anche di Willie che divenne con gli anni sempre più affettuoso, sempre più magro («non puoi immaginare quanto era bello da vivo, ai tempi del suo apice mondano», mi disse il perfidissimo John). Willie veniva ogni tanto a Roma e si faceva vivo con me – l’ultima volta con la sua seconda moglie, Jeanne Martineau: quell’uomo intelligente e pieno di charme riusciva sempre ad ammaliare le donne belle ed eccezionali.
Anche Gaia fu sempre molto amata da gentiluomini fuori dal comune: l’ultima volta che la incontrai fu pochi anni fa in una bella masseria di amici nel Salento, anche lei questa volta col suo secondo marito, Hugh Middleton, un parente molto elegante di Willie che sapeva, mi parve, ciò che doveva sapere per renderla felice anche quando si occupò di preparare un gin tonic perfetto: «Tutto sta nel dosaggio, half and half». «He is always right», sorrise Gaia.