Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, perché ha definito il «decreto dignità» poco coraggioso nell’audizione alla Camera?
Perché introduce norme effettivamente in controtendenza rispetto agli ultimi anni però non lo fa all’interno di un disegno organico di ripensamento delle norme del mercato del lavoro. Apprezziamo la norma sul tempo determinato, ma auspichiamo che ci sia un intervento sulle altre norme per evitare la trasmigrazione verso altre forme di lavoro precario.

Come si concilia la «battaglia contro la precarietà» di Di Maio con il ritorno dei voucher chiesti dalla Lega?
Quella sui voucher è una previsione su cui tutti discutono ma che non è contenuta nel decreto. Non sappiamo quale intervento il governo e la maggioranza vogliano fare. Nell’audizione lo abbiamo detto con forza perché il ripristino di questo strumento, o un uso maggiore rispetto a oggi, ci vedrebbe nettamente contrari. Di sicuro ci mobiliteremo, la Flai Cgil con gli altri sindacati dell’agro-alimentare lo faranno già tra il 24 e il 26 luglio quando sarà votato alla Camera. Sinceramente credo che, con il ritorno dei voucher, cambierà il nostro giudizio sul decreto. Non è possibile dire che si contrasta la precarietà e poi si reintroducono questi buoni-lavoro.

Cosa pensa sia questa politica?
è una politica che sceglie di non scegliere, e proprio per questo rischia di fare scelte peggiori. Il contrasto alla precarizzazione crescente nei rapporti di lavoro, unitamente alle politiche della crescita e degli investimenti, sono gli unici generatori di nuova occupazione. Questa è la strada da scegliere senza contraddizioni e senza ripensamenti.

Avete chiesto un «disegno organico di contrasto alla precarietà». Nello specifico, in cosa consiste?
Nella creazione di una legislazione che tutela e riconosce il diritto di avere diritti nel posto di lavoro. L’articolo 18 è un simbolo forte di questo disegno. Va garantita la centralità del contratto di lavoro a tempo indeterminato per riportare tutte le forme flessibili a vere ragioni di flessibilità. Chiediamo il rilancio per i giovani dell’apprendistato come misura di ingresso nel mercato del lavoro e il contrasto dell’abuso dei tirocini e del ricorso alle false partite Iva, strumenti che fanno dumping rispetto ai contratti più forti. In questo disegno organico c’è l’investimento sulle politiche attive a partire dal rilancio dei centri per l’impiego e la risposta sugli ammortizzatori sociali tornado a costruire un sistema universale e meno rigido rispetto a quello attuale.

Basterà l’aumento dell’indennità sui licenziamenti ingiustificati per dire che si è fatto qualcosa di concreto contro l’impianto del Jobs Act?
È un surrogato del ripristino dell’articolo 18. Non è una misura negativa perché risponde alla necessità di costruire un sistema più equilibrato. Però non reintroduce la reintegrazione che è un diritto di tutti i lavoratori e non restituisce al giudice la libertà di decidere. Inoltre l’indennità resta tra due a 12 mensilità e nelle piccole aziende diminuisce ulteriormente. E non si tocca il tema dell’offerta conciliativa che è lo strumento a cui quasi tutti i lavoratori accedono. Non è automatico che il lavoratore faccia causa.

Un altra norma è quella sull’obbligo alle imprese che hanno ricevuto contributi statali a non delocalizzare. La trovate interessante? E cosa manca?
È un tentativo positivo perché affronta un tema vero. Abbiamo segnalato alcuni elementi per rafforzarlo. Abbiamo chiesto di valutare il sostegno a progetti di riconversione industriale e interventi a sostegno dell’occupazione. E poi c’è il capitolo sugli ammortizzatori sociali.

Il ministro Tria dice che li vuole accorpare per sostenere il cosiddetto «reddito di cittadinanza»…
Gli ammortizzatori sono finanziati da lavoratori e imprese, il reddito impatta sulla fiscalità sociale. Non siamo disponibili a barattare il sistema degli ammortizzatori con qualcos’altro. Diverso è il discorso sull’allargamento del sistema a nuove protezioni per chi oggi non le ha.

Nel decreto ci sono le norme sullo stop alla pubblicità sui giochi di azzardo. Vi convincono?
È una misura condivisibile, richiesta da tempo dalle associazioni. Il tema non può essere affrontato dal decreto, ma il contrasto della ludopatia passa anche dal rafforzamento del servizio sanitario nazionale.