Micro mazzette, ma pur sempre mazzette; fatture gonfiate sistematicamente e poi i soldi pubblici, quelli della Regione Abruzzo, che sarebbero stati usati per le trasferte per visite mediche della fida segretaria e persino per andare a Roma a raccomandare presso Poste Italiane il fratello di lei: viaggi giustificati dalla «dichiarata finalità istituzionale». Con l’accusa di concussione e peculato è stato arrestato l’assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, Luigi De Fanis, 53 anni, del Pdl, medico ortopedico, ex sindaco a Montazzoli (Chieti), dove vive, e, attualmente, anche assessore del Comune di Atessa (Chieti).

Concussione e non solo. De Fanis, ai domiciliari, è inquisito anche per truffa aggravata. E’ stato incastrato dalle intercettazioni ambientali e telefoniche scattate dopo la denuncia di un musicista di Orsogna (Ch), Andrea Mascitti, anche presidente della Società italiana di cultura, dalla quale De Fanis avrebbe preteso una tangente di poche migliaia di euro, pena la mancata erogazione di fondi per l’organizzazione di un appuntamento promosso nell’ambito delle celebrazioni per il 150esimo anniversario della nascita di Gabriele D’Annunzio. Per questo l’operazione è stata denominata «Il Vate».

Mascitti, il cui racconto viene ritenuto «logico, coerente, dettagliato, verosimile, reiterato, costante e univoco, sostenuto da numerosi riscontri esterni di tipo documentale», si è rivolto alla Forestale e sono iniziati gli accertamenti e le verifiche da parte della Procura di Pescara. «Il De Fanis – dice l’ordinanza del gip di Pescara, Mariacarla Sacco – abusando della qualità di pubblico ufficiale e arrogandosi illegittimamente il potere decisionale sull’erogazione dei contributi regionali disciplinati dalla legge 43/1973, attraverso diversi incontri e contatti telefonici, poneva Mascitti Andrea, imprenditore impegnato nell’organizzazione dell’evento culturale ’Mario Nascimbene Award’, di fronte alla scelta perentoria di seguire le sue indicazioni oppure rinunciare a organizzare tale evento, e quindi lo costringeva, con la minaccia della mancata elargizione del richiesto contributo regionale, a farsi promettere una dazione di circa 4.000 euro». E ancora: «L’assessore, per come sopra dimostrato, risulta dedito a strumentalizzare la propria carica a fini illeciti, predisponendo complesse strategie di procedure amministrative, denotando, pertanto, una pervicace abitualità delittuosa tanto che è altamente probabile che compirà altri reati della stessa specie di quelli posti in essere». Da qui il provvedimento restrittivo.

Nei guai sono finiti in quattro: agli arresti domiciliari anche Lucia Zingariello, 34 anni, «segretaria particolare», spesso assenteista, come viene descritta dalla magistratura. Obbligo di dimora, invece, per Rosa Giammarco, 60 anni, responsabile dell’Agenzia per la Promozione Culturale di Sulmona/Castel di Sangro (L’Aquila), «funzionaria infedele» secondo il gip, e un imprenditore, Ermanno Falone residente a Vasto (Ch), che con la sua onlus nascondeva, secondo i pm, «l’attività illecita posta in essere» dall’assessore. Che quindi aveva una «squadra» che l’aiutava.

All’assessore, che si proclama estraneo ai fatti, viene contestato anche il «disinvolto uso del denaro pubblico», come sarebbe accaduto a Torino, durante l’ultimo Salone del Libro. C’è una conversazione registrata in cui De Fanis afferma: «Mo ho offerto io una bottiglia di champagne». E Lucia Zingariello: «Come al solito tu». De Fanis: «E che devo fare amore mio? Mo vedo di pagarla con la cosa (il bancomat, ndr) della Regione: viene centotrenta euro la bottiglia». Lucia Zingariello: «Eh be’, pagala con quella della Regione». De Fanis: «Purtroppo chi nasce signore e dispendioso è così». Zingariello: «Scusa ma pagala con quella della Regione almeno una volta». Poi De Fanis in dialetto: «Io e te, io e te passem li guai se stem uniti gli frechem tutt quadagnem quindici spendem vent».

E invece a centinaia di associazioni ed enti che chiedevano fondi per iniziative, veniva spesso risposto: «Non abbiamo un centesimo».