Otto ore bardati dalla testa ai piedi per fare i tamponi a chi non può o non vuole vaccinarsi, magari in un tendone in piazza sotto il sole o nel parcheggio di un centro commerciale. È questa, raccontano gli infermieri, l’altra faccia del “green pass” in Veneto, dove la regione ha garantito tamponi gratuiti alla popolazione in una sessantina di centri tampone sparsi sul territorio.

Fornire test a tutti è un’iniziativa lodevole, utilissima per chi non ha le risorse economiche per acquistare il tampone in farmacia. Ma secondo il sindacato Nursind, le motivazioni di chi si presenta ai centri tampone sono ben altre. «Si va dall’esigenza, naturalmente urgente, di accedere al ristorante con degli amici, di andare al casinò, di andare al parco divertimenti, di salire in aereo piuttosto che in treno» al semplice «andare in vacanza», raccontano gli infermieri che indossano tute protettive, mascherine, visiere, guanti indispensabili ma insopportabili in questa stagione. «Non siamo disposti come sanitari a rimanere bardati otto ore al giorno senza nemmeno una pausa per andare al bagno per garantire il divertimento di qualcun altro», spiega il segretario provinciale Andrea Gregori evocando scenari, quelli sì, da dittatura sanitaria. «Per sostenere questi ritmi di lavoro ed eseguire migliaia di tamponi al giorno stiamo sottraendo risorse a chi avrebbe bisogno di assistenza all’interno degli ospedali».

Il Nursind minaccia ora di bloccare i centri tampone. «Se entro lunedì non verranno prese decisioni serie da parte delle Aziende sanitarie del territorio in merito a questa follia collettiva – conclude il segretario – ci vedremo costretti, nostro malgrado, a dichiarare lo stato di agitazione di tutti i centri tampone del Veneto, nonché la relativa sospensione del servizio attraverso il diritto di sciopero».