Ryuzo and the Seven Henchmen è il titolo dell’ultimo lavoro diretto da Takeshi Kitano uscito nelle sale dell’arcipelago giapponese lo scorso aprile, un film con cui Kitano ha provato, fallendo, a deviare il suo «talento» cinematografico verso altri lidi rispetto a quelli solitamente calcati. «Evitato» dai maggiori festival internazionali come Cannes e Venezia che di solito, quasi automaticamente, lo invitavano in qualche sezione, Kitano con questo suo ultimo lavoro non è riuscito a completare quel processo di rinnovamento naturale per tutti nel corso di una carriera, ed è un vero peccato.

Le premesse e l’idea di fondo sono molto buone, un gruppo di vecchi yakuza che si ritrova dopo tanti anni, periodo in cui il mondo è cambiato e le loro vite personali hanno preso strade diverse, per ricostruire un nuovo gumi, un clan. Il film difetta però di qualcosa proprio a livello di scrittura e di montaggio, manca cioè quella brillantezza che lo poteva risollevare anche al di là della storia e rilanciare come film originale, Kitano inoltre non è abbastanza cattivo nel portare alle estreme conseguenze le premesse del plot, non osa più di tanto e nel far ciò si perde per strada.

Non riesce a fare cioè quello che, pur con tutti i limiti del caso, era riuscito a fare con la trilogia della distruzione, tre film che possono non piacere ma che attestavano il coraggio di sperimentare e di slegarsi dall’etichetta di regista di un certo tipo di cinema. I motivi di questo calo artistico, peraltro non inaspettato, probabilmente li sa solo lui stesso, Kitano resta un volto notissimo, come ormai si sa un po’ dappertutto, nell’ambiente televisivo giapponese, continua ad apparire regolarmente infatti sul piccolo schermo dell’arcipelago come opinionista o presentatore, chissà che questa popolarità ed impegno, unita all’età che comunque avanza anche per lui, non abbia contribuito a distoglierlo ed allontanarlo stilisticamente dal mondo del cinema giapponese che forse non offre più gli stimoli e l’ambiente creativo adatto per lui.

Mondo che comunque il giapponese continua a frequentare assiduamente, non dimentichiamo il suo Office Kitano, casa di produzione ed agenzia che nel 2000 ha contribuito al lancio del Tokyo FilmEx, manifestazione arrivata quest’anno alla sua quindicesima edizione ed evento che si sta svolgendo proprio in questi giorni nella capitale. Ma Kitano resta comunque ancora un volto molto richiesto al cinema, Mozu, un film in cui appare come attore, naturalmente nella parte del cattivo, è proprio in queste settimane nelle sale giapponesi ed è stato per alcuni week end primo al box office.

Per finire, come non ricordare come il suo volto, reso davvero in maniera incredibilmente reale, sarà protagonista di Yakuza 6, un videogioco della SEGA in uscita per la PS4 il prossimo anno, una breve ricerca in rete vi lascierà sbalorditi.

Insomma Takeshi Kitano resta a tutt’oggi una sorta di icona mediatica sia nel suo paese che all’estero, la speranza per gli amanti della settima arte non è tanto che ritorni ai fasti degli anni novanta, le condizioni culturali, sociali, tecniche e finanziarie dell’epoca non sono ripetibili e per di più non avrebbe senso, ma piuttosto che possa ritrovare l’ispirazione e che sappia incanalarla in nuovi territori.