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Taiwan legalizza i matrimoni gay anche con partner stranieri

Taiwan legalizza i matrimoni gay anche con partner stranieriIl simbolo del cuore a una manifestazione per i diritti Lgbtqi+ a Taiwan – Ap

Asia L'isola all'avanguardia nella tutela dei diritti Lgbtqi+ nel continente. Esclusi i cittadini provenienti dalla Cina per le tensioni fra i due paesi

Pubblicato più di un anno faEdizione del 11 febbraio 2023

La comunità Lgbtq di Taiwan festeggia un’altra importante vittoria. Dopo la svolta storica segnata nel 2019 con la legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, arriva un ulteriore passo avanti dal governo guidato da Tsai Ing-wen in tema di diritti Lgbtq.

L’isola, che è diventata il primo luogo dell’Asia a legalizzare le unioni omosessuali, è recentemente riuscita a sciogliere il nodo dei matrimoni transnazionali, allargando la platea a chi vuole sposarsi a Taiwan. In precedenza, infatti, gli stranieri potevano convolare a nozze con il proprio partner taiwanese solo se il matrimonio tra persone dello stesso sesso era riconosciuto nei loro paesi di provenienza.

MA UN’ULTERIORE vittoria è stata segnata dal premier Su Tseng-Chang e, nel giorno stesso in cui ha presentato le sue dimissioni per aprire la strada a un nuovo gabinetto in un atteso rimpasto di governo, ha approvato un decreto che dà il via libera al matrimonio tra persone dello stesso sesso, anche se il partner straniero proviene da una giurisdizione in cui le unioni gay sono vietate. Dopo la firma, è arrivata la comunicazione: il ministero dell’Interno di Taiwan ha informato le autorità locali che le coppie con partner non taiwanesi provenienti da diversi luoghi, comprese le Regioni amministrative speciali cinesi di Hong Kong e Macao, possono ora sposarsi a Taiwan.

Esclusi dall’alveolo restano i cittadini provenienti dalla Cina. Le tensioni nello Stretto di Taiwan si riversano quindi sulla vita dei membri della comunità Lgbtq cinese e taiwanese, nonostante gli sforzi delle numerose associazioni per la tutela dei diritti omotransessuali.

Il governo di Taipei non lascia spazio a dubbi: si tratta di una scelta politica, in risposta alle rivendicazioni del gigante asiatico sull’isola democratica. Ma c’è anche un limite legislativo per cui i cittadini della Cina continentale sono soggetti a specifici regolamenti emanati dal governo taiwanese. Dal 2019, le numerose coppie internazionali colpite dalla restrizione ora revocata hanno contestato in tribunale la decisione del governo di Taiwan di ostacolare la loro unione.

I numeri dei matrimoni gay comunque fanno ben sperare per il futuro delle coppie internazionali. Nei tre anni trascorsi dalla legalizzazione del rito tra persone dello stesso sesso sono stati registrati un totale di 7.757 unioni gay, di cui 5.469 coppie di donne e 2.288 di uomini (dati del Department of Household Registration Affairs). Numeri che probabilmente aumenteranno grazie alla nuova revisione della norma.

IL MATRIMONIO omosessuale tra cinesi e taiwanesi resta quindi al palo a causa anche delle accresciute tensioni politiche. Ora l’esecutivo di Taipei deve compiere un passo inevitabile per garantire il riconoscimento di un fondamentale diritto umano: ne è convinta Victoria Hsu, fondatrice del Taiwan Alliance to Promote Civil Partnership Rights (Tapcpr), che al manifesto ha spiegato come l’organizzazione in prima linea per la difesa dei diritti Lgbtq si batterà anche per facilitare il percorso di adozione per le coppie gay che desiderano avere un figlio.

La legge che ha riconosciuto la legalizzazione dei matrimoni gay (nota come Act for Implementation of Judicial Yuan Interpretation No. 748) pone infatti dei limiti stringenti sull’adozione. Le coppie gay e lesbiche possono adottare solo i figli biologici dei loro partner, ma la norma non interviene sulla possibilità di farlo se il figlio è stato precedentemente adottato dal partner.

“È inspiegabile, dal momento che Taiwan permette l’adozione persino alle persone single”, afferma Hsu, rimarcando la connotazione discriminatoria della legge. Il cambiamento atteso potrebbe arrivare grazie a una lunga battaglia legale combattuta da due genitori omosessuali, quando nel dicembre del 2021 il tribunale dei minori della città di Kaohsiung ha precisato che la legge non vieta espressamente la co-adozione, riconoscendo quindi l’interesse superiore del bambino. C’è poi la delicata questione della procreazione assistita che, secondo la fondatrice di Tapcpr, resta ancora un privilegio riservato alle donne eterosessuali.

Ma con una maggiore spinta culturale – forte della misura del 2004 che con il Gender equity education act consente di affrontare i temi Lgbtq in scuole e università – potrebbe aiutare il governo a instradarsi in un percorso più inclusivo e tutelante per i membri della comunità omotransessuale. E permettere a Taiwan di presentarsi effettivamente come il precursore della tutela dei diritti Lgbtq nella regione.

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