«Vogliamo la scuola!» hanno urlato duecento bambini, genitori e operatori dei centri interculturali romani che rischiano seriamente di chiudere a causa della riduzione del budget deciso dalla giunta Marino: da 3 milioni di euro a 1,2. Ieri hanno manifestato davanti al dipartimento delle politiche sociali dove sono stati ricevuti dall’assessore al sociale Francesca Danese. «Roma capitale dimentica il sociale» lo striscione della protesta che riassume, in poche lettere, l’impatto devastante sul welfare prodotto da Mafia Capitale sull’amministrazione capitolina.

I tagli per contenere il debito della città e le nuove procedure iperlegalitarie spingeranno alla chiusura di una delle creazioni del centro-sinistra della Capitale. Questo «terzo ambiente», dopo la scuola e la famiglia, per bambini e ragazzi italiani e stranieri da 0 a 18 anni risale alla giunta Rutelli. Il bando tanto atteso, dopo una vacanza di cinque anni, porterà alla chiusura di 14 centri su 23. Ne resteranno aperti solo nove in altrettanti municipi. Senza contare che in più di un municipio, come il primo (centro storico) ce ne sono tre che rischiano di farsi una concorrenza che nessuno vuole. Ad oggi frequentano l’asilo nido o la scuola d’infanzia 716 bambini con meno di sei anni, 217 sono i ragazzi dai 7 ai 18 anni che trovano in questi centri l’occasione per integrarsi e socializzare in una città deserta.

 

*** L’inchiesta: L’altra faccia di Mafia Capitale***

Gli operatori sociali senza stipendio (2 luglio 2015)

Il lato oscuro dell’accoglienza (25 settembre 2015)

La chiusura dei centri interculturali per i minori (6 ottobre 2015)

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Con il nuovo bando, calcolano gli operatori, 500 tra bambini e ragazzi, non avranno più questa possibilità e saranno inghiottiti da una metropoli cupa, depressiva, violenta. L’assessore Danese ha sottolineato la necessità di tornare a fare i bandi dopo anni di affidamenti diretti e si è impegnata a trovare altre risorse. In questi anni, sostiene, «è mancato il monitoraggio e la valutazione dei centri». Per i centri l’incontro è stato invece negativo. La loro richiesta di bloccare un «bando iniquo» è stata «definita irricevibile». Insieme alle famiglie, il coordinamento formato da centri come Celio Azzurro, Armadilla, Nessun luogo è lontano o Zero in Condotta, si è impegnato a organizzare la lotta «contro una decisione ingiusta e irresponsabile che, se attuata, manderà a casa bambini di fascia prescolare, ragazzi e adolescenti». Il capogruppo Sel in Campidoglio Gianluca Peciola che sollecita a proteggere questi «servizi utili per una comunità che guarda al futuro». A sostegno dei centri hanno manifestato ieri anche il cantante Niccolè Fabi e l’attrice Carlotta Natoli.

In una città sospesa in dinamiche politiche oscure e personalistiche, emerge un paradosso. Tra i bambini dei centri culturali, a marzo dieci sono stati nominati dal sindaco Ignazio Marino «ambasciatori di cittadinanza» contro il razzismo. Potrebbero essere loro i primi esclusi dal bando della stessa giunta che li ha eletti ad esempio di democrazia. Una situazione che Massimo Guidotti, fondatore e responsabile dello storico progetto «Celio Azzurro», definisce «un impazzimento». «A Roma è stato imposto un iperlegalitarismo in cui tutte le cooperative sociali sono state messe nello stesso tritacarne. Noi chiediamo la legalità ma se questa non è accompagnata da un percorso di giustizia sociale allora tutto è inutile».

«In 35 anni che faccio questo lavoro non ho mai visto una situazione così socialmente barbarica e insensata – continua Guidotti. Sembra che si sia perso anche il minimo buon senso che serve a capire che è un fatto grave che a Roma 500 famiglie non avranno dove mandare i figli. A Roma non c’è più passione politica per la città. Si parla di tagli, di costi, ribassi, compromessi e eliminazione dei servizi. Questo ormai è il sociale e le cooperative muoiono nel silenzio, mentre gli operatori restano disoccupati».

Per il sociale è allarme rosso. Il coordinamento «Rigeneriamo Roma, rigeneriamo il welfare» che riunisce associazioni del terzo settore ha denunciato le conseguenze della delibera sul «regolamento dei contratti» proposto dall’assessore alla legalità Sabella. Il provvedimento cambierà le regole per l’affidamento di beni e servizi con gare al massimo ribasso. Il «Roma social Pride» sostiene che porterà nel settore «grandi holding senza radicamento e competenze specifiche il cui merito sarà di avere vinto un sorteggio informatizzato».

*** Sotto il Celio Azzurro: il film***
La vita al Celio Azzurro, scuola materna interculturale nel quartiere Celio di Roma dal 1990: “Un piccolo raggio di sole in un’Italia cinica”.