Deriso, declassato, frustrato, dimagrito. Era il 1976 e Rino Gaetano cantava Mio fratello è figlio unico. Trentasei anni dopo, le stesse parole descrivono meglio di altre lo stato di salute del «diritto allo studio», eroso ogni anno di più. Ne sanno qualcosa gli universitari torinesi, che in questi giorni si mobilitano contro tagli e sgomberi. Ieri, un centinaio tra studenti e borsisti hanno occupato la mensa Edisu (Ente regionale per il diritto allo studio) di via Principe Amedeo – chiusa questa estate e «non per ristrutturazione», accusano – per manifestare contro le politiche dei governi Cota e Letta. Giovedì sera erano scesi in strada i ragazzi della Verdi 15 (insieme a centinaia di persone) per protestare contro lo sgombero dello stabile di via Farini, avvenuto in mattinata. Ex commissariato occupato un anno fa per dare un tetto ai borsisti senza più posto letto.

«Abbiamo fame di diritti, generiamo conflitti! Ribaltiamo il tavolo. Mensa liberata» è lo striscione appeso durante l’occupazione della mensa. Una vicenda che è l’apice dei tagli: la giunta regionale, guidata dal leghista Cota, ha ridotto i finanziamenti all’Edisu dagli oltre 26 milioni del 2009 ai 10 previsti per l’anno scorso. Politiche che hanno lasciato senza borse di studio e senza posto in residenza migliaia di studenti con il conseguente rischio d’abbandono degli studi. «Ora, in centro città, siamo pure privati del servizio ristorazione – spiegano Studenti Indipendenti e collettivo Alterpolis che hanno lanciato l’iniziativa -, la struttura non è chiusa per esigenze di ristrutturazione né per messa in sicurezza. La ditta a cui l’Edisu ha esternalizzato la gestione delle mense di via Galliari, via Amedeo e Lungo Dora, a seguito dell’aumento del costo dei pasti, con il conseguente crollo dell’utenza e quindi dei profitti, ha stabilito la cessazione del servizio. In parallelo, i tagli al trasporto e al servizio sanitario confermano l’intenzione della Regione di colpire il welfare. Senza dimenticare le responsabilità degli ultimi governi». Ieri, è stata sfornata la prima cena autogestita.

Il presidente dell’Edisu Umberto Trabucco, pronto a sporgere denuncia contro l’occupazione, controbatte all’accusa di aver chiuso per risparmiare: «Siamo stati costretti, c’è stato un calo del 50% di pasti serviti». In Regione e in Comune i gruppi di Sel hanno presentato un ordine del giorno: chiedono «di ripristinare i fondi Edisu per il 2014 e di sostenere anche nei prossimi anni, come in passato, il 100% delle borse di studio per tutti gli studenti idonei, le aule studio, le residenze e le mense».

E resiste la Verdi 15, nonostante lo sgombero di 48 ore fa, avvenuto un anno dopo il blitz delle forze dell’ordine, il 30 ottobre del 2012, nella residenza universitaria che era stata occupata da borsisti (diversi stranieri iscritti al Politecnico) e da studenti del Collettivo universitario autonomo. Là era iniziato un percorso di riappropriazione dei diritti allo studio, alla casa e al reddito, continuato in via Farini. La polizia ha sfondato i cancelli prima delle 8 di mattina ed è entrata in assetto antisommossa dal retro della struttura: 24 ragazzi identificati e due arrestati per resistenza a pubblico ufficiale. Ma la storia della Verdi 15 continua: domenica presidio sotto il carcere in solidarietà degli arrestati, se non verranno rilasciati prima. E il 15 studenti universitari e medi torneranno in piazza in una mobilitazione europea per chiedere un’inversione di marcia sull’istruzione pubblica.