È questione di ore. In nottata dovrebbero essere stati depositati gli emendamenti alla legge di bilancio con quello che reca il nome del pentastellato Adriano Varrica. Poche righe che vorrebbero cancellare il 90 per cento dei fondi per il finanziamento pubblico ai giornali gestiti dalle cooperative, i quotidiani di idee e numerose testate locali e radiofoniche: 48 realtà che danno lavoro tra 1500 e 2 mila persone.

Per Stampa Romana un simile taglio farebbe soltanto gli interessi degli oligopoli che dominano il mercato editoriale italiano e danneggerebbe, in maniera irrimediabile, i già fragili equilibri di un sistema in crisi. Per questo sollecita «un incontro urgente» con i presidenti di Camera e Senato e con il presidente della Repubblica.

Il sindacato, insieme alla Federazione italiana liberi editori e ai comitati di redazione e ai fiduciari, ai direttori editoriali e amministrativi delle testate interessate, ha lanciato un appello al governo: «Fermatevi». La richiesta è attendere gli esiti della legge di riforma del settore, approvata due anni fa e che entrerà in vigore il prossimo primo gennaio.

«Non si può prescindere da questo contesto né da un confronto con il sindacato dei giornalisti e le parti sociali in gioco» si legge in una nota redatta a seguito di un incontro nella sede del sindacato a piazza della Torretta a Roma dove è intervenuto, telefonicamente, anche Alessandro Morelli che segue la vicenda per la Lega. Per il sindacato «vanno ridefinite le fonti di finanziamento, tenendo conto anche delle novità del sistema editoriale senza escludere le risorse che si dovrebbero ricavare dagli over the top, come Google, Facebook, Amazon, autentici detentori delle chiavi di accesso economiche al nostro sistema».