«Già è 155 in tutto lo stato», riassume efficacemente in un tweet il giornalista Guillem Martínez, punto di riferimento in queste settimane per la sua descrizione scanzonata delle vicende catalane nella sua rubrica sul giornale online ctxt.es. Parla della decisione del ministro dell’economia spagnolo Cristóbal Montoro di tagliare per un totale di più di 4 miliardi di euro gli anticipi di finanziamento per il 2018 che lo stato passa alle comunità autonome e che erano stati già decisi sei mesi fa. La questione tecnicamente è complicata ma politicamente molto chiara. Salvo nel caso di alcuni territori con uno status speciale, lo stato centrale in Spagna finanzia le comunità autonome attraverso la condivisione di una percentuale delle imposte centrali, come l’Iva o l’Irpef. A inizio anno, si fa un calcolo sulla cifra che prevedibilmente toccherebbe a ciascuna comunità, e l’Hacienda, il ministero dell’economia, ne anticipa il 98% a ogni comunità. A luglio del mese scorso, Montoro aveva promesso un incremento di 4,7 miliardi di euro dei fondi da anticipare per tutte le comunità. Su questi numeri si sono basate le regioni per fare i propri bilanci. E invece un paio di giorni fa il ministero ha comunicato che in assenza di una finanziaria 2018, che il Pp non è riuscito a far approvare a causa della crisi catalana (il partito dei nazionalisti baschi si è tirato indietro, e Ciudadanos e Pp da soli non bastano), questi soldi non ci sono. Politicamente, un vero e proprio ricatto, soprattutto ai socialisti, per costringerli a dare appoggio alla finanziaria. Già, perché se anche i nazionalisti baschi (proverbiali negoziatori) dovessero votarla (in cambio di notevoli vantaggi economici e politici, come l’appoggio del Pp alla finanziaria basca), ora è Ciudadanos a mettersi di traverso.

 

20europa2 rajoy

Ha minacciato di non appoggiarla se non si dimette una senatrice popolare accusata in un grave caso di corruzione, in ottemperanza all’accordo di investitura di Rajoy che prevedeva proprio questo per gli imputati.

Se l’esiguità parlamentare mette in difficoltà ogni giorno il governo, il Pp continua però a avere molti colpi a sua disposizione, due i più importanti. Il primo è che l’esecutivo può bloccare tutti i progetti di legge dell’opposizione dichiarando che non esiste copertura finanziaria, a meno di errori nei tempi. Un errore del genere da parte del governo è avvenuto il mese scorso: ha dichiarato 4 minuti troppo tardi che una legge proposta dall’opposizione non aveva copertura. È per questo che il Congresso può dibattere in questi giorni una modifica legislativa che permetterà maggiore agilità finanziaria ai comuni senza deficit, molti amministrati da Podemos e alleati.

Il secondo colpo nella canna del governo è il ricatto: esattamente come in questo frangente, in cui il ministero dell’economia decide di bloccare il trasferimento di liquidità già accordato gettando nel panico i governi regionali. Le comunità più colpite sono l’Andalusia (a guida socialista), con 800 milioni, e la Catalogna, proverbiale nemica di Rajoy, con 780. Al terzo posto c’è Madrid, anche se a guida popolare, con 570.

La decisione di Montoro è un affronto anche per un secondo motivo: il Pp promette da un anno di mettere mano al controverso sistema di finanziamento, riformato nel 2009 dai socialisti. Per un governo più abile politicamente, un’occasione d’oro per gestire i conflitti territoriali. Invece per il Pp è un’ulteriore pretesto per attaccare i catalani: senza governo a Barcellona, dicono, non ha senso iniziare le discussioni.

E non è la prima volta: Montoro ha causato una grave crisi politica al comune di Madrid il mese scorso. Con una discutibile interpretazione di una legge (imposta dal Pp durante la crisi), ha costretto il comune a tagliare il 90% dei suoi investimenti, quasi tutti per progetti sociali, e ha causato le dimissioni dell’assessore al bilancio, di Izquierda Unida, in disaccordo con la sindaca Carmena, pronta ad accettare il diktat di Montoro nonostante la gestione economica del comune ereditato dal Pp in profonda crisi fosse stata impeccabile.