Le coppie di fatto dello stesso sesso stanno per ricevere il tanto agognato riconoscimento legale da parte del parlamento ellenico. Secondo quanto ha lasciato filtrare il governo di Syriza, la legge verrà votata entro il 22 dicembre. Si estende e si rafforza, quindi, il «patto di convivenza», già approvato dal governo di centrodestra nel 2008 ma di cui potevano godere (un caso che ha portato alla condanna da parte della Corte europea dei diritti umani) solo le coppie eterosessuali. Il «patto» non sarà più un atto privato, ma perché venga riconosciuto, dovrà essere consegnato all’anagrafe. Si manda quindi il messaggio, anche a livello simbolico, che non riguarda più solo due cittadini, ma l’intera comunità.

Lo stato greco riconosce così a due partner dello stesso sesso lo status di famiglia. Viene anche pienamente riconosciuto il diritto alla reversibilità della pensione, all’eredità e all’assistenza sanitaria. È quasi superfluo sottolineare che è la prima volta che il parlamento greco si occupa chiaramente di coppie omosessuali e dei lori doveri e diritti davanti alla legge. A meno di modifiche dell’ultimo minuto, i patti di convivenza che ci si accinge a votare ad Atene, tuttavia, non riconoscono la cosiddetta stepchild adoption: né l’adozione, né il diritto, per uno dei due partner, di ottenere l’affido del figlio del compagno. Tuttavia, il “difensore civico” greco, ha chiesto con forza che l’affido venga previsto «per evitare che i minori debbano affrontare problemi legali e profondamente reali, dovuti all’assenza di qualunque rapporto riconosciuto con il compagno o la compagna del proprio genitore».

Già la scorsa settimana, parlando al manifesto, il ministro alla presidenza, Nikos Pappàs, aveva dichiarato che se lo desiderano «forze come i socialisti del Pasok, i centristi di Fiume, ma anche i comunisti del Kke, possono collaborare all’approvazione di determinati provvedimenti, come quello sui diritti civili». E dal Pasok e Potami (Il Fiume), come anche dal piccolo partito Unione di Centro, ci si attende un voto favorevole. I Greci Indipendenti, invece, che con i loro tredici deputati sono il partner di governo di Syriza, sinora si sono detti contrari al rafforzamento dei diritti civili. Quanto alla Chiesa Ortodossa, la posizione del Santo Sinodo rimane quella già espressa in passato: «Il matrimonio civile, la famiglia monoparentale, le relazioni al di fuori del matrimonio e il cosiddetto matrimonio gay sono dei fenomeni che deviano dal matrimonio tradizionale».

Non ci dovrebbero essere, tuttavia, barricate e manifestazioni, a parte qualche caso isolato, al limite del pittoresco. Mancanze a parte – riguardo all’affido dei figli – si tratta di una conquista di libertà fondamentale: basti pensare che in passato, tanto i socialisti di Papandreou, quanto la destra di Nuova Democrazia, avevano creato commissioni ad hoc per «studiare» una legge sui diritti delle coppie gay, che, alla fine, non avevano portato a nessun tipo di risultato concreto. Si tratta di un provvedimento che, indubbiamente, rafforza il profilo progressista e di sinistra del governo, dopo quello votato in estate, che permette ai figli degli immigrati di avere la cittadinanza ellenica. Le precondizioni necessarie sono che il bambino sia iscritto alle scuole elementari, e che uno dei suoi genitori viva almeno da 5 anni, con permesso di soggiorno, in territorio greco. Una legge che, si calcola, sta permettendo a circa 100 mila ragazzi e bambini, figli di immigrati, di richiedere e poter ricevere la cittadinanza.

Le associazioni greche Lgbt sottolineano, non senza una dose di sana ironia, che «finalmente la società si sta accorgendo che i gay e le lesbiche non sono mostri».

08est1 tsipras  06
Si tratta di una legge sulla cui approvazione, d’altronde, si era impegnato, in campagna elettorale, lo stesso Alexis Tsipras, convinto del fatto che «il progresso di un paese si misura costantemente in base al rispetto che mostra verso tutti i suoi cittadini, indipendentemente dall’orientamento sessuale, dalla religione o dalla loro origine etnica».