Guardano alla «Francia Indomita» di Jean-Luc Mélenchon ma anche al «Momentum» immaginato tre anni fa dal laburista Jeremy Corbyn. Sulla carta, ma sarebbe meglio dire su internet, vantano l’appoggio di 100 mila tedeschi pronti a unirsi «contro la linea politica dominante nella Linke, Verdi e Spd». Nella realtà, però, il nuovo movimento Aufstehen (Alzati) punta a diventare il contraltare di sinistra «a vocazione maggioritaria» dei fascio-populisti di Alternative für Deutschland, cui non intende lasciare il monopolio della critica alla «politica di benvenuto» dei migranti di Angela Merkel.

È LA SVOLTA sovranista presentata ieri a Berlino dalla capogruppo Linke Sahra Wagenknecht che – insieme al compagno Oskar Lafontaine – è scesa ufficialmente in campo per «contrastare la deriva di destra tornando ai temi che davvero interessano i tedeschi: casa, scuola e lavoro».

Per adesso, il nuovo soggetto politico è solo un’associazione indipendente e trasversale ai tre partiti progressisti del Bundestag. Ma il suo obiettivo conclamato è «la sterzata radicale della sinistra» in direzione opposta all’internazionalismo dell’attuale segretaria Linke Katja Kipping. In attesa di «trasformare l’Europa in un’unione di democrazie sovrane» e, prima ancora, provare a riempire le urne delle imminenti elezioni regionali in Baviera e poi delle Europee del 2019.

Una mossa annunciata fin dal 4 agosto, il cui primo effetto è la moltiplicazione del biasimo da parte degli attuali dirigenti della Linke. A partire dal governatore della Turingia, Bodo Ramelow, che considera Aufstehen «un errore, perché un movimento deve nascere dal basso e non in un partito. In più non polarizzerà la società tedesca ma solo la sinistra, e dubito che sarà in grado di ottenere molto come forza on-line».

SULLA STESSA LINEA il co-segretario Bernd Riexinger non nasconde lo scetticismo per una manovra che rischia di atomizzare il comune campo politico. «Nell’epoca in cui alla “massa bruna” viene permessa la caccia allo straniero, la sinistra deve evitare qualunque parvenza di divisione».
Più e meno ciò che pensa Kipping, da sempre in rotta di collisione con la realpolitik di Wagenknecht e Lafontaine, che si sforza di dare per buono il loro programma in attesa di vedere le carte in tavola. «Non è chiaro cosa sarà Aufstehen ma se intendono creare una maggioranza progressista sono contenta dell’iniziativa» fa sapere, tùittando però le immagini dei 65 mila antifascisti scesi in piazza lunedì a Chemnitz senza bisogno di nuovi contenitori.

MESSAGGIO in codice ma non troppo: è la replica alla lettura di Alzati secondo cui «il caso Chemnitz e la crescita dell’ultra-destra sono causate dall’insoddisfazione per le politiche della Groko e della sinistra» come ha precisato ieri Wagenknecht. A sentire la leader sovranista «dal 2015 i tedeschi hanno avuto l’impressione che le risorse fossero dirottate solo sui migranti. Vogliamo rimettere al centro i temi cari alla maggioranza dei tedeschi come salute, casa e lavoro. Il motivo del successo di Afd sta proprio in questi problemi storici mai risolti da governo e opposizione. Dobbiamo ripartire dalle diseguaglianze». Due visioni opposte difficili da far collimare, anche se per Wagenknecht il suo ruolo in Aufstehen «non è in contrasto con la carica di capogruppo Linke».

Al suo fianco, fuori dal recinto della sinistra, spicca l’ex Verde Ludger Volmer (segretario di Stato agli Esteri dal 1998 al 2002) ultra-dissidente della politica dei Grünen «non più ancorata a pacifismo e sociale ma “stampella” di Merkel», pronto a «rinnovare la politica tedesca» con Alzati al pari della sindaca di Flensburg, Simone Lange, e del deputato Marco Bülow, entrambi della Spd.